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Riflessioni di Salvatore Sciarrino

Riflessioni di Salvatore Sciarrino

Salvatore Sciarrino, compositore di fama internazionale, ha sempre amato esporre il suo pensiero estetico e filosofico fin dalle presentazioni dei suoi lavori. In occasione del suo settantesimo compleanno, che il compositore ha compiuto nell’aprile scorso, e dell’omaggio che il festival Milano Musica gli dedica a partire dal 21 ottobre, riportiamo alcuni passaggi del suo pensiero, estratto dalle due pubblicazioni da lui realizzate (Le figure della musica da Beethoven ad oggi, 1998 – Carte da suono, 1981-2001).


[…] Può un linguaggio essere comprensibile attraverso luoghi ed epoche differenti? Io sono convinto che l’evoluzione della musica consista nelle trasgressioni di singoli individui, rispetto a un vocabolario comunemente accettato. La trasgressione fa sì che noi distinguiamo, in misura maggiore o minore, la fisionomia di un autore da quella dei suoi padri (o dei suoi fratelli). Come dire che più è trasgressivo il linguaggio, di tanto diviene personale. […]   

[…] La pretesa astrattezza della musica nasconde sicuramente una radicata paura del contatto fisico, un bisogno di rimuovere ciò che è corporeo.
Un suono non si può toccare; tuttavia la musica ha un potere altamente emozionale, ha il potere di eccitare corpo e mente. Perciò la musica, nella buona società, va esorcizzata con il formalismo: deve apparire astratta nel senso di “lontana dalla realtà”. […]

[…] Quale significato ha l’espressione ecologia del suono ? […] 
Distinguerei intanto un’ecologia acustica e un’ecologia dell’ascolto: la prima riguarda, è chiaro, qualsiasi ambiente naturale dal punto di vista acustico. La seconda è piuttosto un’angolazione maieutica, segna il cammino individuale che ciascuno di noi può compiere nel pulire la mente; investendo il fenomeno musicale alle sue radici, l’ecologia dell’ascolto torna ad avere conseguenze d’importanza collettiva. 
Necessario liberare l’orecchio dalle incrostazioni, ripararlo e restaurarlo dall’assordamento. […] Ogni capacità ricettiva è anche capacità creativa, anzi: percepire è già ordinare le proprie sensazioni. […]

[…] I miei commenti alla musica sono messaggi etici, cerco di ridurre all’essenziale, alle esperienze estreme della realtà umana (la vita e la morte). Se lo faccio non è perché io sia un asceta o un fustigatore: proseguo nel solco della nostra tradizione umanistica più alta. […]

[…] Io ho proposto un ascolto naturalistico, un’alternativa personale e impersonale insieme; esso porta la musica al di là della musica (per come abitualmente la si intende). Vacillando i confini tra musica e realtà sonora, gli schemi rodati non funzionano più, qualsiasi inquadramento diventa problematico. I punti di riferimento si collocheranno caso mai fuori dalla tecnica musicale, in un contesto interdisciplinare. Non a caso coloro che amano la mia musica, vengono da strati trasversali, non una squadra compatta e però diffusa. […]





Foto: Mauro Fermariello / Casa Ricordi

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