Gioachino Rossini: Mosè in Egitto

Rossini Critical Edition

A cura di Charles S. Brauner (2004)

Due volumi pp. LVIII, 842 + commento critico pp. 248
GR 28

Mosè in Egitto è la quarta opera composta da Rossini per i teatri di Napoli. Essa andò in scena per la prima volta il 5 marzo 1818; non tutta la musica fu composta da Rossini che nell’occasione si avvalse della collaborazione di alcuni musicisti locali (tra in quali Michele Carafa). In almeno in tre occasioni successive Rossini fu coinvolto più o meno marginalmente nel riallestimento dell’opera: a Napoli nel marzo 1819 e nella primavera dell’anno successivo; a Parigi in almeno uno tra i molti allestimenti che l’opera ebbe negli anni Venti del XIX secolo.

A fronte di una tale complessa tradizione, l’edizione critica di Mosè in Egitto propone come testo base dell’opera la versione tuttora leggibile nella partitura autografa. Essa rispecchia lo stato del testo all’altezza cronologica del 1820, anno dell’ultima importante revisione rossiniana.

In Appendice II è riportata una versione alternativa delle battute conclusive del Recitativo dopo il Duetto (N. 3), composte da Rossini in occasione di una non ancora identificata ripresa parigina dell’opera allo scopo di permettere l’esecuzione un semitono più in alto della successiva Aria Faraone «A rispettarmi apprenda» (N. 4a, musica di Michele Carafa). Questa versione autografa è stata rintracciata all’interno di una copia manoscritta dell’opera conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

L’Appendice III riporta il Ritornello per il Quartettino N. 8, breve pagina pianistica composta da Rossini nel 1866. Il compositore preparò questo frammento in occasione dell’esecuzione cameristica del brano da tenersi nella sua dimora privata parigina durante uno dei celebri Samedis soir.

L’edizione propone una versione filologicamente accurata dei recitativi non autografi (nel primo atto quello successivo al N. 3 e tutti quelli del secondo atto) grazie allo studio delle fonti secondarie. Nel Commento critico suggerisce inoltre la possibilità di trasporre le tonalità di questi recitativi al fine di collegarli meglio ai pezzi chiusi ai quali sono intercalati. Vengono ricostruite le parti di trombe e corni per l’Aria Amaltea (N. 7) mancanti nel corpus della partitura poiché verosimilmente relegate dal copista in uno spartitino accessorio andato perduto. La ricostruzione è stata condotta sulle fonti secondarie di Mosè in Egitto che tramandano l’aria e su alcune copie di Ciro in Babilonia, opera dalla quale Rossini trasse l’aria. L’edizione critica propone inoltre una coerente parte per i fagotti, annotati in maniera imprecisa nelle fonti.

Infine, il curatore offre in coda al testo principale la strumentazione autografa della banda sul palco per la Preghiera (N. 12), caso unico nell’ambito dell’intera produzione teatrale rossiniana.