Gioachino Rossini: Quelques Riens pour Album

Rossini Critical Edition

A cura di Marvin Track (1982)

Un volume: partitura + commento critico pp. XXI, 223
GR 03
Volume in brossura
NR 135153

L’ultimo decennio della vita di Rossini segnò il suo ritorno ad una regolare attività compositiva, dopo il ritiro dal teatro avvenuto nel 1829. Rappresentato il Guillaume Tell, egli aveva composto lo Stabat Mater e pochi altri pezzi. Le malattie e i gravi disturbi nervosi connessi gli avevano impedito a lungo ogni attività pratica. Ritornato stabilmente a Parigi nel 1855 con la moglie, Olympe Pélissier, il compositore riuscì, grazie alle cure dei medici parigini, a guarire quasi perfettamente. Questo segnò l’inizio dell’ultima fase della sua produzione comprendente un gran numero di pezzi che egli poi riunì e riordinò in una serie di Album chiamati «Peccati di vecchiezza» o, più comunemente, «Péchés de vieillesse». Tutti i lavori di quel periodo furono custoditi gelosamente da Rossini e non destinati alla pubblicazione, bensì ad esecuzioni private che si svolsero per lo più nel salotto del compositore a Passy, oppure in casa di amici.

Tra gli album comprendenti esclusivamente musica pianistica figura quello intitolato Quelques Riens pour Album. Come sempre nel caso dei Péchés il titolo ha un’intenzione ironica e falsamente riduttiva. Si tratta in effetti di ventiquattro pezzi di ampia mole e di complessa scrittura e dei quali abbiamo pochissime notizie sulla genesi e su eventuali esecuzioni, vivente l’autore.

Lo studio degli autografi permette alcune ipotesi sulla concezione generale dell’opera. Rossini fu tra i sottoscrittori dell’edizione completa delle opere di Bach, iniziata dalla Bach Gesellschaft di Lipsia e conobbe senz’altro il Clavicembalo ben temperato. È quasi impossibile pensare che, malgrado il suo ostentato distacco dalla vita musicale ufficiale e dal Conservatoire, non conoscesse i 24 Preludi di Chopin. È facilmente intuibile che egli abbia voluto originariamente scrivere una raccolta organica suddivisa nelle dodici tonalità maggiori e minori. Esaminando i primi dodici pezzi troviamo undici tonalità diverse. A partire dal tredicesimo numero, invece, questo disegno unitario sembra sparire. Ci sono altri elementi che possono suffragare l’ipotesi che Rossini, perduto l’interesse per un’opera organica, abbia completato l’Album con pezzi di miscellanea che attendevano sistemazione. La seconda parte appare più tormentata nell’ordinamento progressivo e nei titoli, con evidenti tracce di ripensamenti. Si può dunque concludere che i Riens rispondessero originariamente ad un piano ambizioso non completamente realizzato, forse per l’età avanzata del compositore. Per la definitiva sistemazione Rossini può essere ricorso a pezzi rimasti fuori dagli altri Albums. L’edizione critica di questi consentirà di chiarire ulteriormente le relazioni intercorse tra le varie raccolte.

Questa prima edizione critica di un volume dei Péchés de vieillesse apre la strada ad un completo riesame dell’ultima produzione di Rossini. In Quelques Riens pour Album Rossini, come in tutte le sue opere più tarde, è molto meticoloso nell’indicare le proprie interazioni. Il principio editoriale di quest’edizione è di conservare, il più possibile senza cambiamenti, il modo di scrivere di Rossini e le sue numerose indicazioni per l’esecuzione. Anche particolari grafici apparentemente eccentrici sono stati conservati.

Tuttavia quest’edizione non è una trascrizione «diplomatica» del manoscritto. Per molte ragioni (spiegate di volta in volta nelle Note) sono stati necessari interventi del curatore. Non tutti i passi sono chiari ed espliciti. La meticolosità di Rossini – soprattutto evidente all’inizio di ciascun singolo pezzo – qualche volta si perde nel prosieguo del lavoro, specialmente nei passi ripetuti, dove sono sottintese parecchie indicazioni di articolazione. In casi di minore evidenza o quando un modello iniziale non ricompare più nell’autografo, l’edizione rispetta l’esiguità delle indicazioni di Rossini. Il proposito del curatore è stato quello di non andare mai oltre il minimo di aggiunte che comportano un gusto rigoroso e il rispetto delle intenzioni dell’autore.

Il risultato di queste scelte è un’edizione insolita dal punto di vista visivo, ma certamente più chiara e pronta per l’esecuzione di quanto non possa essere un facsimile dell’autografo o una trascrizione diplomatica.