Gioachino Rossini: Sei sonate a quattro

Rossini Critical Edition

A cura di Matteo Giuggioli (2014)

Un volume: partitura + commento critico pp. LXI, 315; parti strumentali
GR 40

Le Sei sonate a quattro per due violini, violoncello e contrabbasso sono considerate la prima composizione di Gioachino Rossini a noi pervenuta, da assegnare circa al 1804. A distanza di anni, presumibilmente qualche decennio, dalla composizione delle Sonate, quando ne aveva smarrito ormai forse del tutto le tracce, Rossini ebbe tra le mani e sottopose a revisione il testimone manoscritto che ancora oggi costituisce l’unica attestazione conosciuta di questi brani giovanili nel loro assetto originale: una muta di parti separate apografe attualmente conservate presso la Library of Congress di Washington, D.C.

Recuperate le parti, Rossini le autenticò con un divertente biglietto vergato di proprio pugno, citato e commentato sovente negli studi rossiniani. Il testo di autenticazione, oltre a comprovare la paternità rossiniana delle Sonate e il contatto diretto del compositore con il testimone, fornisce, insieme ai frontespizi, informazioni storiche preziose sulle circostanze che fecero da sfondo e favorirono l’origine dei brani.

Parti di Violino primo, Violino secondo, Violoncello, Contrabasso; e queste di Sei sonate orrende da me composte alla villeggiatura, (presso Ravenna) del mio amico mecenate, Agostino Triossi alla età la più infantile non avendo presa neppure una lezione di accompagnamento, il tutto composto e copiato in tre giorni ed eseguito cagnescamente dal Triassi Contrabasso, Morini (di lui cugino) Primo violino, il fratello di questo il Violoncello, ed il Secondo violino da me stesso, che ero per dir vero il meno cane. G. Rossini.

Il testimone consta di quattro parti separate manoscritte non autografe, ma con interventi del compositore, probabilmente risalenti ad una revisione successiva di alcuni decenni alla stesura. Questo è il manoscritto di cui Alfredo Casella poté prendere visione grazie alla segnalazione di Oliver Strunk, riportando alla luce le Sonate nel loro assetto originale, sia relativamente all’organico che alla quantità e alla successione dei brani.

Non è del tutto da escludere che la stesura delle parti staccate risalga all’occasione che favorì la nascita delle Sonate, gli intrattenimenti musicali del 1804 al Conventello, la tenuta nei pressi di Ravenna dell’amico e precoce «mecenate» rossiniano Agostino Triossi. In tale caso, immaginando che le parti siano state ricavate direttamente dalla partitura di composizione, in modo assai celere come ricorda Rossini nella lettera di autenticazione e sotto il controllo del compositore, saremmo in presenza non di un apografo, bensì di un idiografo poi riveduto a distanza di tempo dall’autore. Le correzioni autografe delle informazioni fornite dai frontespizi aprono però il campo ad altre ipotesi. Le parti potrebbero essere state realizzate più tardi del 1804 e non in diretto contatto con la partitura autografa, che si suppone rimasta di proprietà di Triossi e oggi perduta assieme alle carte rossiniane che Triossi avrebbe portato con sé nell’esilio di Corfù.

Con la riscoperta del testimone conservato a Washington, se la paternità rossiniana delle Sonate e il loro inquadramento nella biografia del compositore hanno cessato di essere un mistero, non si è attenuata però l’urgenza del quesito circa i rapporti con le altre composizioni giovanili di Rossini, nonché con le altre opere teatrali a venire. L’opinione dei musicologi novecenteschi in generale non ha contraddetto quella dei commentatori contemporanei di Rossini. Le Sonate rientrano nel vasto contesto della musica strumentale italiana dell’epoca, esperienza culminante di una lunga tradizione che era stata capace di influire sulle diverse tendenze di altre aree geografiche e che si mostrava aperta a recepire gli influssi di ritorno da esse provenienti.

Le Sonate costituiscono un’esperienza unica dal punto di vista stilistico. Rossini miscela a suo modo diverse linee di tendenza e diversi influssi, elaborando brani che si ritagliano uno spazio di assoluta originalità anche all’interno della sua produzione pur presentando qualche punto di contatto con gli altri suoi pezzi strumentali giovanili e, in modo più sfumato, con il suo stile operistico futuro.