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QUARTETT di Francesconi: Intervista al regista John Fulljames

QUARTETT di Francesconi: Intervista al regista John Fulljames

Dopo la prima assoluta avvenuta a Milano nell’aprile 2011 al Teatro alla Scala (La Fura dels Baus, regia – Susanna Mällki, direttore)  Quartett di Luca Francesconi è stata rappresentata più di 40 volte in varie città europee, riscuotendo ovunque grande successo.
A maggio, sono previste ancora due riprese dell’opera:  in Italia (a Trento, il 5) e per la prima volta negli Stati Uniti (il 28), precisamente al festival Spoleto (USA). Queste rappresentazioni (compresa quella avvenuta ad aprile a Rouen, il 25) utilizzano la regia di John Fulljames  (Associate Director of Opera alla Royal Opera House).
Lo abbiamo intervistato.

Nel giugno 2014 la Royal Opera House ha programmato la prima inglese di  Quartett di Luca Francesconi  non utilizzando la produzione del Teatro alla Scala, ma affidandone a lei una nuova.  La sua è la prima regia dopo  quella de La Fura dels Baus. Cosa ha significato per lei mettere in scena Quartett
E’ stato un vero privilegio rappresentare questa opera. L’opera lirica è una forma d’arte intrinsecamente formata da strati multipli – è una grande forma d’arte narrativa che nelle mani di artisti come Heiner Müller e Luca Francesconi diventa anche uno strumento per una reale riflessione sulla condizione umana nel tempo e in particolare sulla condizione attuale. Una delle sfide, e opportunità, di questa opera è che Heiner Müller prende i personaggi di Laclos del XVIII secolo da ‘Les Liaisons Dangereuses’ e li colloca in un freddo bunker alla fine del tempo, e poi Luca Francesconi prende questo mondo e lo adatta completamente ai giorni nostri. Quindi vediamo la fine dell’antico regime come una storia che si ripete ancora e ancora da secoli; solo che questa volta nel XXI secolo, il nostro crollo e decadenza si sentono più che mai definitivi ed esistenziali, anche perché ci troviamo di fronte alla crisi del nostro pianeta.

In cosa si differenzia la sua regia da quella della Fura dels Baus.  L’ambientazione è sicuramente differente.
E’ difficile per me descrivere la mia produzione in relazione ad un’altra. Quando sono venuto a conoscenza di quest’opera sono rimasto colpito da due cose. In primo luogo, l’importanza del gioco dei ruoli. L’opera ha una narrazione molto chiara e strutturata intorno a una serie di giochi di ruolo che Valmont e la Merteuil innestano; i giochi diventano più oscuri e pericolosi fino a culminare nell’omicidio, o suicidio, di Valmont. Penso che la sfida e la seduzione in questo lavoro siano, per qualsiasi regista, nel chiarire e rivelare i livelli del  gioco di ruolo, come un baritono che interpreta Valmont rappresentando la Merteuil, o un baritono che interpreta Valmont rappresentando Valmont stesso. Riuscire a rendere tutto ciò chiaro per il pubblico fa vivere realmente la storia.

In secondo luogo, sono rimasto colpito da come questo lavoro  funzioni sia sul più vasto possibile scenario che sul più intimo. Da un lato, con l’orchestra pre-registrata, sentiamo i suoni dell’universo, i suoni di una vita organica che continua dopo la morte dell’umanità. Dall’altro lato, all’interno del bunker il pubblico è intrappolato con le più intime vulnerabilità e fantasie degli ultimi umani sopravissuti. 

Visto che la grande orchestra è pre-registrata e diffusa elettronicamente, è ora possibile trattare l’opera come un’opera da camera. In questo modo, il pubblico può avere un rapporto molto intimo con i cantanti e l’orchestra da camera dal vivo. Trovo tutto ciò molto entusiasmante – è un’opera con lo scenario di una partitura epica, ma che offre anche l’intimità del teatro da camera.

A Londra Quartett ha suscitato un forte dibattito, proseguito anche sui social media. E’ un’opera che non può lasciare lo spettatore indifferente; per i temi  toccati e per le scene molto esplicite. Si aspettava questa reazione?  
La reazione critica a Londra fu certamente forte. Ma è accaduto molto tempo fa, quindi non sono sicuro che abbia molto a che fare con i temi esplorati o con il contenuto esplicito dell’opera. Invece, penso che sia una stata una reazione dovuta soprattutto all’intensità dell’esperienza. Questa è un’opera che richiede molto al suo pubblico - sia musicalmente che drammaticamente - ma credo che, in definitiva, sia molto gratificante. 

E’ così importante che l’opera sia una forma d’arte ambiziosa, che spinga ai limiti di quello che è possibile musicalmente e drammaticamente. Deve farci vedere e sentire in nuovi modi. Luca lo fa in modo veramente ispirato e naturalmente non tutti saranno d’accordo su cosa funzioni e cosa no. Ma sicuramente questo è esattamente quello che vogliamo dai nostri artisti principali.  E’ una cosa positiva che provochino un dibattito.

Lei si dedica anche alle regie di opere di repertorio. Secondo lei, quanto un regista, oggi, può forzare l’ambientazione della scena in un’opera del passato. Ci sono tanti dibattiti su questo argomento. Quale è la sua visione?
Il problema per ogni regista è sempre trovare l’essenza del lavoro e il modo migliore perché questa si connetta direttamente a un pubblico, in questo tempo e luogo. Il modo migliore per farlo è sempre legato alla circostanza. 

Heiner Müller è un provocatore molto interessante a riguardo – dal momento che la sua rielaborazione di vecchi testi non implica solo un trasferimento ma anche una re-investigazione strutturale. Stava facendo nuovo teatro in drammi come ‘Quartett’ o ‘Hamletmaschine’, piuttosto che semplicemente riallestire il vecchio teatro. 

Forse la sfida dell’opera potrebbe essere quella di fare lo stesso.

Alla fine, la domanda non è sicuramente “quanto lontano puoi andare?” ma piuttosto “quanto lontano hai bisogno di andare per scavare nell’essenza di un pezzo e liberarlo per il pubblico di oggi?”



Esecuzioni di questa produzione:

25, 27 April – Rouen, Théâtre des Arts
Marquise de Merteuil Adrian Angelico
Vicomte de Valmont Robin Adams
Orchestre de l’Opéra de Rouen Normandie
Direttore d’orchestra, Patrick Davin
Regia di John Fulljames

5, 7 maggio – Trento, Teatro Sociale
Marquise de Merteuil  Angelica Voje
Vicomte de Valmont  Robin Adams
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore d’orchestra, Patrick Davin
Regia di John Fulljames

28, 31 maggio/ 3 giugno – Spoleto Festival (Usa), Memminger Auditorium
Marquise de Merteuil  Adrian Angelico
Vicomte de Valmont  Christian Miedl
Festival Orchestra
Direttore d’orchestra, John Kennedy
Regia di John Fulljames




Foto: Melrose as Vicomte de Valmont - Chavez as Marquise de Merteuil (C) Cummiskey


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