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Philip Gossett (1941-2017)

Philip Gossett (1941-2017)

La morte avvenuta a Chicago all’inizio di questo mese del musicologo Philip Gossett all’età di 76 anni ha segnato la perdita di uno dei più influenti studiosi dell'opera italiana nell'ultimo mezzo secolo. Il suo irrefrenabile e innovativo lavoro sulla riscoperta e sul restauro delle opere di Rossini e di Verdi ha lasciato un segno indelebile sulle ‘riprese’ moderne e sulla comprensione di questo repertorio, mentre il suo alto livello di studioso e il suo coinvolgimento appassionato nella produzione lirica hanno ispirato una generazione di giovani studiosi a intraprendere lo studio critico dell'opera italiana. Nonostante i problemi di salute avuti negli ultimi anni, è rimasto impegnato attivamente con il lavoro dei suoi colleghi sulle opere di Verdi e Rossini.

Come studente di dottorato all'Università di Princeton negli anni '60, Gossett stupì i suoi professori (come si divertiva a ricordare) scegliendo di specializzarsi nell'opera italiana del XIX secolo. In quegli anni tale repertorio non era considerato un campo adatto per una ricerca scientifica seria; meglio concentrarsi su Beethoven o su Brahms. Ma l'intensa ricerca di Gossett sulle fonti musicali originali delle opere di Rossini realizzata negli archivi di tutta Italia, e non solo, ha fatto della sua tesi "The Operas of Rossini: Problems of Textual Criticism in Nineteenth Century Opera” (Princeton 1970), opera fondamentale e, ancora oggi, punto di riferimento per la ricerca sulla musica di quel compositore.

Anche tra gli studiosi italiani c’era poco interesse per lo studio dell'opera italiana del XIX secolo, quando Gossett aveva intrapreso la sua ricerca: la tradizione musicologica italiana si era concentrata in gran parte sulla musica del Rinascimento e del Barocco. E mentre pochi editori italiani (in particolare Ricordi) avevano pubblicato edizioni "rivedute e corrette" di una manciata di opere nel corso degli anni '60 -  culminando alla fine del decennio con la prima partitura che (secondo le parole di Friedrich Lippmann) poteva essere considerata avere "requisiti artistici e scolastici di un'edizione ‘critica’ " (Il barbiere di Siviglia del 1969 di Alberto Zedda) - non c'era nulla sull'orizzonte editoriale dell'opera italiana che si avvicinasse al rigore e all'ampiezza della ricerca che aveva caratterizzato le grandi edizioni monumentali dedicate alla produzione dei compositori tedeschi e austriaci.

L'arrivo di Gossett sulla scena ha cambiato tutto ciò, e l'intensa metodologia investigativa e gli alti standard che egli introdusse nelle edizioni delle opere di Rossini (come Direttore Editoriale delle edizioni critiche pubblicate dalla Fondazione Rossini di Pesaro) e successivamente a quelle di Verdi (come Direttore Editoriale delle Opere di Giuseppe Verdi, una co-produzione tra l’Università di Chicago Press e Casa Ricordi) portò al riconoscimento di un ‘livello di riferimento’ (parole di uno dei suoi colleghi) per tale lavoro. Scoprire che c'era qualcosa di sbagliato nelle partiture d’opera giunte agli interpreti moderni non era, di per sé, particolarmente nuovo. Ciò che era rivoluzionario, e che generava un enorme interesse, era il rigore musicologico, la passione e l’emozione, l'impegno con i musicisti, che uno studioso come Gossett ha portato sul campo. Oggi è difficilmente immaginabile che grandi interpreti o compagnie d'opera vogliano eseguire questo repertorio utilizzando i vecchi, manipolati materiali. Non era così cinquanta anni fa.

In altro momento e luogo, le edizioni scientifiche di questo repertorio avrebbero potuto rimanere esperimenti accademici, con poca rilevanza per le interpretazioni moderne. Ma l'intensa dedizione di Gossett al riesame scientifico dell'opera italiana del XIX secolo ha coinciso con l'interesse che Casa Ricordi, l'editore principale per questo repertorio, aveva nel riproporre questi titoli con testi affidabili. Come ha ricordato Gossett nella prefazione del suo libro del 1985 ‘Anna Bolena’ and the Artistic Maturity of Gaetano Donizetti: "A Casa Ricordi ho studiato intensamente manoscritti autografi di opere italiane del XIX secolo. L'azienda rimane un editore commerciale, sicuramente, e i suoi dipendenti sono principalmente occupati a fornire i materiali agli esecutori, ai direttori e ai teatri. Tuttavia, il loro amore per questi documenti, il loro fascino per i problemi che questi causano e la capacità di decifrare il loro significato, sono stati fondamentali per lo sviluppo della mia consapevolezza su ciò che si poteva apprendere.” La fortunata coincidenza di questi ideali complementari - un editore musicale che vuole fornire edizioni scientifiche di una parte storicamente importante del suo repertorio e uno studioso desideroso di rivalutare le opere di due dei compositori fondamentali - ha prodotto una delle più importanti collaborazioni editoriali. Gli ideali e gli standard adottati per le edizioni di Rossini e Verdi avrebbero poi ispirato le edizioni critiche di Ricordi sulle opere di Donizetti e Bellini (Gossett collaborava nelle redazioni di entrambi). Gossett è stato consulente di Casa Ricordi su numerosi progetti editoriali nel corso di quattro decenni; nel suo rilancio scientifico del repertorio operistico del XIX secolo, Ricordi ha beneficiato in modo incommensurabile dell'autorevole supervisione e dell'energia promozionale illimitata del professor Gossett.

Durante una carriera di quarant'anni presso l'Università di Chicago, la serie di pubblicazioni o collaborazioni editoriali di Gossett è andata ben oltre Rossini e Verdi. La sua capacità di lavoro era leggendaria: dal mattino fino alla sera, era la norma. Gli scaffali nel suo studio erano pieni di pubblicazioni recenti sull'opera italiana, e, come aveva osservato il musicologo Hilary Poriss dopo aver visto la collezione, Gossett aveva avuto un ruolo in quasi ogni volume come autore, coautore, collaboratore o redattore. "Non puoi parlare dell'opera italiana", ha detto, "senza imbatterti in qualcosa su cui lui ha posto le basi".

Il coinvolgimento di Gossett nel restauro di opere, di versioni alternative o di arie dimenticate, procurò non solo materiale interessante che ha permesso ad altri studiosi di riscoprire la storiografia dell’opera, ma anche di catturare l'immaginazione della più ampia, amata opera pubblica. Il suo ruolo alla fine del XX secolo nella riscoperta del "repertorio trascurato" di Rossini - le sue opere serie - fu fondamentale. In riconoscimento di tali contributi egli è stato il primo studioso di musica a ricevere il premio Mellon Distinguished Achievement, e il governo italiano gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.

Gli sforzi di Gossett a trovare sostenitori alla adozione delle edizioni critiche per le esecuzioni erano aspetti così importanti quanto il suo lavoro scrupoloso e musicologico. Direttori come Riccardo Muti e Claudio Abbado, cantanti come Marilyn Horne, Renee Fleming, Cecilia Bartoli e Samuel Ramey, sono diventati sostenitori della causa. Gossett è anche stato consigliere di numerose produzioni d’opera in America e in Europa. “Quando il pubblico vede un'opera" ha detto Gossett in un'intervista "suppone solo che sia tutto semplice, ma non lo è. Ogni cantante prende innumerevoli decisioni: dovrei cantare solo le note scritte? Dovrei arricchirlo con ornamenti questo? Ho bisogno di una cadenza in questo punto? Le edizioni critiche mettono tutte le opzioni sul tavolo, permettendo agli esecutori di fare scelte più ragguagliate sui loro ruoli ".
Come partecipante inesauribile e appassionato di "discussioni con gli spettatori" nei festival lirici e nelle stagioni teatrali, spesso presentando scoperte musicali nel contesto di impegnate “lezioni” al pianoforte, Gossett ha persuaso numerosi opera fans sull'importanza della ricerca. Accanto alle sue numerose pubblicazioni scientifiche ci sono anche innumerevoli note di programma, saggi per album LP e libretti DVD. Oggi non si può soprassedere l'influenza del lavoro di Gossett sugli studi dell’opera del XIX secolo.

Gabriele Dotto


Foto: Credit University of Chicago / Jason Smith

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