Francesconi: Das Ding singt. Intervista a Jay Campbell
Il 2 settembre al Festival di Lucerna verrà eseguita la prima assoluta di Das Ding singt, concerto per violoncello e orchestra di Luca Francesconi, solista Jay Campbell. L’orchestra del festival sarà diretta da Matthias Pintscher. Il brano sarà ripreso a Colonia il 3 settembre alla Philharmonie.
Poniamo alcune domane al violoncellista, quest’anno ‘artist etoile’ al festival.
Mr Campbell, nella sua breve ma già intensa carriera ha ricevuto un particolare apprezzamento per il Suo modo di affrontare, con lo stesso interesse, apertura e coinvolgimento, sia brani del primo novecento che di musica contemporanea. Come affronta i due repertori?
In realtà credo che i due repertori si arricchiscono a vicenda. Non considero la musica del passato e quella nuova come monolitiche aree di musica - persino nella musica più antica, di stile compositivo più codificato, ci sono così tante gradazioni - ma penso che lavorare con i compositori viventi aiuti molto il mio approccio con la musica di tradizione. E' sorprendente come due compositori possano scrivere qualcosa che possa sembrare simile, utilizzando una notazione standard, tuttavia vogliano qualcosa di così esteticamente diverso. Così ho imparato ad affrontare ogni brano musicale con il suo proprio 'linguaggio'. In altre parole, affronto ogni compositore (e ogni brano), del passato o di oggi, come un mondo autonomo, come un'espressione irripetibile dell’anima artistica del compositore in quel particolare momento. Questo approccio rende nuova per me anche la musica del passato.
Molti compositori hanno scritto per Lei e lo stesso Pierre Boulez ha voluto che eseguisse, al festival di Lucerna del 2010, il suo Messagesquisse. Ci può parlare di questa o altra esperienza e del suo rapporto con la musica contemporanea?
Mi sento ancora molto fortunato che Boulez mi abbia dato quella possibilità. Allora ero molto giovane e non ero ancora molto 'impegnato’ sulla musica, o almeno sulla carriera musicale – quello in realtà è stato il mio primo o secondo festival della mia vita a cui ho partecipato. Così, la tremenda sfida che mi è stata offerta è stata moto importante in quel momento della mia vita, e mia ha fatto crescere molto come musicista. Personalmente sento che devo molto a Boulez e alla sua generosità.
Ritornando alla prima di Das Ding singt, conosceva già la musica di Luca Francesconi?
Sì, conosco alcuni suoi lavori orchestrali e da camera; anche il suo ultimo concerto per violino – un incredibile brano accoppiato ad un'incredibile concertista.
Ci può spiegare come ha affrontato questo nuovo lavoro? Avete avuto modo di parlare, discutere su alcuni aspetti tecnici durante la stesura della partitura? Come è stato il vostro rapporto artistico? C’è una parte del concerto che l’ha colpita particolarmente?
In realtà non ci siamo incontrati personalmente, ma attraverso skype abbiamo parlato del brano, della sua vibrazione e lavorato su alcuni aspetti tecnici. Luca ha un modo molto accattivante e giovane di discutere/ parlare di musica. E' un modo molto immediato e viscerale, e in questo concerto si sente questa attitudine. Das Ding singt è un brano molto impegnativo ma anche di una totale e unica bellezza. Si trasforma in qualcosa di speciale nell'ultimo movimento, una specie di riferimento ad uno dei lavori più antichi mai scritti per violoncello, e il modo in cui questo emerge gradualmente dai precedenti movimenti è davvero 'cool'.
La sua attività concertistica, oltre che da solista, comprende la sua partecipazione al Jack Quartet. Come concilia le due attività? Il differente ambito in cui si viene a trovare (solista o membro di un gruppo) influenza il suo stato d’animo. Se sì, come?
Non ho mai voluto definirmi in qualche modo, come molte altri musicisti fanno, così le mie scelte nella carriera musicale non sono mai dettate da pensieri come “voglio stare in orchestra" o “voglio fare il solista”, o qualche altro ragionamento: io voglio essere solo un musicista. Ci sono pochi motivi per pensare che si debba fare una singola attività nella musica perché ogni attività è arricchita dalle altre. Sono molto attratto artisticamente da tutte le persone che hanno una grande passione per quello che fanno, nel modo più onesto e genuino. Voglio frequentarle e creare qualcosa con loro. Sono molto contento di lavorare con tre altri musicisti che hanno questo senso di avventura e mancanza di timore riguardo a ciò che il quartetto d'archi può essere e può divenire. L'intelligenza e la curiosità con la quale affrontano nuove partiture è davvero stimolante. Io lavoro anche in un piano trio con Stefan Jackiw e Conrad Tao, con i quali prevalentemente suoniamo repertorio. Imparo anche molto da loro perché il loro approccio alla musica del passato è molto fresco, ed eseguito con grande sensibilità. Tutto è molto stimolante e cerco di prendere tutto da loro e imparare quanto posso da tutti i musicisti che incontro e con cui lavoro. Tutto ciò pervade il mio lavoro da solista perché non trovo che queste esperienze diverse dal resto della mia vita musicale.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Ho un programma intenso di esecuzioni, e questo è esaltante. Ma in realtà spero di insegnare di più. La cosa mi sorprende un po’ perché non avrei mai pensato che l’insegnamento mi piacesse. C’è un reale desiderio di ridefinire cosa l’educazione musicale dovrebbe essere oggi. Questa estate, ero al Banff Center ad insegnare. Un ragazzo ebbe un’illuminazione: stava provando un pezzo improvvisato e prima di terminare l’esecuzione era entrato nello spazio del vero ascolto, interazione e spontaneità…poi continuò la prova con un altro brano: era un quartetto di Beethoven. Quando mi disse che il brano precedente aveva completamente cambiato il suo modo di porsi nel quartetto, quello fu un momento di gioia anche per me. Lavorare con altre persone verso la scoperta di nuove strade nella musica nuova o del passato, approfondire il proprio ruolo e la propria comprensione della musica in senso ampio, è molto stimolante per me quando insegno, perché quella è esattamente la ragione per cui io suono musica con altri. Per me è molto importante trasmettere tutto questo alle nuove generazioni.
Foto: Beowulf Sheehan