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Francesconi: Daedalus e il labirinto. Prima assoluta alla Boulez Saal di Berlino

Francesconi: Daedalus e il labirinto. Prima assoluta alla Boulez Saal di Berlino

Daedalus, la nuova composizione per flauto e ensemble di Luca Francesconi, commissionata dalla Fondazione Daniel Barenboim, verrà eseguita il 26 gennaio a Berlino.
Gli interpreti, il flautista Emmanuel Pahud e il Boulez Ensemble, sono diretti da Daniel Barenboim.

Riportiamo qui sotto un estratto del testo su Daedalus che il musicologo Johannes Knapp ha scritto dopo l’incontro con il compositore avvenuto lo scorso dicembre. Ringraziamo la Boulez Saal di Berlino per averci autorizzato la riproduzione.


Dopo essersi dedicato negli ultimi anni quasi esclusivamente a lavori per orchestre di grandi dimensioni, nella sua ultima partitura Francesconi ha scritto per un ensemble di musica da camera già sperimentato: flauto, clarinetto, vibrafono, pianoforte, violino e violoncello, un’interessante combinazione di cui si è avvalso Pierre Boulez in Dérive 1 (1984) e che è stata inoltre adottata da Schönberg nel Pierrot, seppur con l’introduzione della Sprechstimme e la rinuncia alle percussioni. Come si evince dalla partitura («Pierre Boulez in memoriam»), Francesconi ha scritto Daedalus anche in ricordo di Pierre Boulez. È pertanto naturale che la nuova opera venga tenuta a battesimo nella Pierre Boulez Saal a Berlino. 

Ma Daedalus non è affatto un omaggio reverenziale al grande maestro dell’avanguardia scomparso nel gennaio 2016. Un simile omaggio non sarebbe né nello spirito dell’autore, che dispone di un linguaggio musicale del tutto personale, né nello spirito dello stesso Boulez, che era solito interpretare i prestiti estetici come segni di debolezza di carattere, mancanza di distanza o incertezza di giudizio. Tuttavia Francesconi ha assunto determinati principi di Boulez che lo affascinano come punto di partenza per lavorare a Daedalus, vale a dire l’intento dichiarato di Boulez di eliminare dal suo vocabolario ogni traccia di eredità e di escludere influenze stilistiche esterne. Oppure la furia smodata, quasi maniacale, che si palesa in alcuni passaggi di Dérive 2 (1988/2006) e crea un’interessante interazione con il logos di Boulez. 

«L’impianto formale della mia nuova opera si rifà alla forma di un labirinto, e precisamente a quello di Hampton Court», afferma Francesconi. Si tratta del più grande labirinto in Europa, realizzato verso la fine del 17° secolo a sud-ovest di Londra come parte della residenza di Enrico VIII. «Il Labirinto contrassegna il primo tentativo di dare un ordine al caos di questo mondo. Si tratta forse del mito più antico», sostiene il compositore, che nel processo della creazione di Daedalus si è confrontato intensamente con la questione dell’origine della follia dal punto di vista della storia delle idee («mania»). […]

Con la sua nuova opera Francesconi ci invita ad un viaggio il cui itinerario scaturisce dal tentativo razionale di fondare un ordine, rappresentato da un frammento “ ricostruito”  di Derive 2  ma che è costretto a trasformarsi in maniera sempre più radicale scontrandosi con le forze misteriose della materia e aspirando a una libertà che trae origine dall’intuizione e perfino dalla follia creativa. L’orientamento nella narrazione musicale, che dura all’incirca mezz’ora, è offerto da punti culminanti musicali e campi armonici ricorrenti, il cui materiale Francesconi ha mutuato dagli esacordi del Dérive 1 di Boulez. Ma l’ordine è ingannevole – e come potrebbe essere diversamente in un labirinto? D’importanza fondamentale è la parte del flauto solista, a cui Francesconi assegna nella partitura il ruolo di «spiritual leader», impersonato da Emmanuel Pahud. «Sono orgoglioso di avere a disposizione con Emmanuel Pahud, Daniel Barenboim e con i grandi musicisti del Boulez Ensemble gli interpreti ideali per quest’avventura», afferma Francesconi.   
(Johannes Knapp, 2 gennaio 2018)


Testo estratto dal programma di sala della prima assoluta. Per gentile concessione della Pierre Boulez Saal.






Foto: Volker Kreidler

 

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