Giacomo Puccini: Tosca 1900

A cura di Roger Parker (2019)

NR 141751

L’edizione critica delle Opere di Giacomo Puccini, di cui questa Tosca fa parte, apre nuove strade in diversi ambiti del suo approccio critico al testo. Gran parte della tradizionale critica testuale per le opere letterarie – che è stata applicata nelle edizioni critiche della musica a partire dal XIX secolo – non può essere applicata nel caso di Puccini. La cosa più importante è che deve esistere un unico testo di riferimento che possa essere definito ‘fonte primaria’. Nel caso di quasi tutte le opere di Puccini, diverse fonti assumono, alternativamente e a volte anche contemporaneamente, il ruolo di ‘fonte primaria’. In secondo luogo, l’approccio convenzionale alla standardizzazione delle informazioni sulle esecuzioni nelle partiture non può essere applicato a gran parte della musica dell’epoca e dell’ambiente di Puccini. Dinamiche stratificate, fraseggio incoerente, articolazione differenziata dei passaggi ripresi, e così via, fanno parte della pratica orchestrale più sofisticata dei compositori dell’epoca di Puccini.

Stabilire una gerarchia delle fonti in Tosca è, come sempre, estremamente difficile. C’è, naturalmente, la partitura autografa del compositore, che in questo caso è di insolita importanza. Ma in molti casi l’autografo rappresenta solo una fase di lavorazione al testo finale, che si rivelerà in una prima e successiva stampa della partitura orchestrale. Esistono anche le due versioni principali dello spartito per voce e pianoforte, preparati per la vendita al grande pubblico con Puccini in vita, la prima delle quali rappresenta una tappa estremamente importante per la nascita di Tosca 1900. Ma questi spartiti sono anch’essi problematici, soprattutto perché negli anni dell’attività di Puccini e fino alla metà del Novecento, la Ricordi ha mantenuto redazioni e archivi separati per i materiali a noleggio e per gli spartiti in vendita. Solo i primi – che costituivano il core business dell’editore – venivano mantenuti costantemente aggiornati e corretti per l’uso nei teatri italiani (ma non necessariamente nel materiale inviato all’estero), e quasi tutto questo materiale è andato perso durante la Seconda Guerra Mondiale o è stato scartato in seguito. I materiali di vendita (partiture, spartiti e altro materiale derivato), entrati nelle grandi biblioteche rivendicandone il diritto d’autore, sono gli unici ad essere stati minuziosamente descritti dai bibliografi; ma l’autorità che essi possiedono di un’opera deve essere valutata caso per caso.

La presente versione di Tosca prende in considerazione tutte le fonti principali e stabilisce un testo completamente nuovo per l’opera. La versione tradizionale solitamente eseguita era un curioso amalgama di segni del compositore (per lo più derivati dall’autografo) e poi di strati su strati di interventi redazionali, in gran parte necessari data la natura preliminare dell’autografo, ma che gradualmente allontanano la partitura dal controllo del compositore. In ogni pagina, quindi, devono essere prese molteplici decisioni, confrontando la partitura autografa con la prima partitura stampata e con le successive ristampe, nonché con i vari spartiti vocali, cercando di stabilire una versione del testo che sia coerente (secondo le norme dell’epoca) e il più vicino possibile alle intenzioni di Puccini. Questo è, soprattutto, non un processo meccanico: nella maggior parte delle edizioni delle opere di inizio XIX secolo, la lettura della partitura autografa sarà quasi sempre preferita, a meno che non sia palesemente errata; ma in un’edizione di Puccini molto spesso non sarà così. Alla fine di questo processo, nessuna pagina sarà identica a quella della partitura tradizionale.

Puccini rivedeva molto spesso le sue opere, rendendo il compito dell’edizione critica ancora più complicato. Tosca è, in questo senso, probabilmente la più stabile tra le partiture della maturità di Puccini, con una versione sostanzialmente fissa della partitura (a parte alcune modifiche apportate alla versione francese del 1909 - modifiche che non furono poi applicate alle successive versioni italiane). Tuttavia, nel corso della realizzazione dell’edizione critica di Tosca è emerso che sarebbe stato possibile isolare una prima versione dell’opera, quella che (a grandi linee) Puccini portò con sé alle prove per la prima mondiale a Roma, e che successivamente fu revisionata, durante le prove o dopo la prima in preparazione delle repliche. Questa versione, che può recuperata dalla partitura autografa di Puccini e dalla prima edizione dello spartito vocale, offre alcune differenze molto sorprendenti (soprattutto per alcuni momenti molto noti). Tale versione serve a dimostrare i molteplici cambiamenti di idea che Puccini ebbe nei confronti della sua opera.

Sebbene sia del tutto evidente che Puccini stesso sia stato responsabile delle modifiche successive a questi passaggi (che appariranno in un’appendice all’edizione critica finale dell’opera), ci sono ragioni valide per presentarli al pubblico come una ‘versione’ distinta di Tosca. Esse costituiscono chiaramente una versione finita del testo: tutti, tranne i nn. 1 e 8 sono momenti che dalla partitura autografa sono confluiti nel primo spartito vocale stampato, che apparve all’incirca all’epoca della prima rappresentazione (anche se chiaramente preparata prima). Inoltre, essi offrono una versione sorprendentemente diversa di alcuni dei momenti più iconici di quest’opera iconica. In breve, questa Tosca 1900, anche se non sarà mai la versione ‘definitiva’ dell’opera, incoraggia gli ascoltatori e gli interpreti a ripensare a un’opera che si è fissata nella memoria.