Giuseppe Verdi: Les vêpres siciliennes

Verdi, Les vêpres siciliennes

A cura di Claudio Toscani (1996)

Revisione sulle fonti originali | NR 137320
Riduzione canto e piano in vendita | CP 137323

L’edizione offre una lezione criticamente accertata, sulla scorta delle fonti originali, delle Vêpres siciliennes di Giuseppe Verdi, restituendo il testo poetico e musicale della prima rappresentazione, avvenuta al Théâtre de l’Académie Impériale di Parigi il 13 giugno 1855.

Dopo la prima rappresentazione, che fu accolta da un clamoroso successo e riscosse l’approvazione generale del pubblico e della critica, l’opera tenne le scene dell’Opéra di Parigi fino alla partenza della primadonna, Sophie Cruvelli, verso la fine del 1855; in seguito venne ripresa con altre protagoniste – la Moreau-Saint, la Barlot, la Medori – finché, nel 1863, Verdi accettò di sovraintendere una ripresa delle Vêpres siciliennes con il soprano Sax (Hélène) e il tenore Villaret (Henri) nei ruoli principali. Per Villaret scrisse una nuova romanza, “O toi que j’ai chéri”, in sostituzione della precedente “O jour de peine”. L’ultima ripresa all’Opéra avvenne nel 1865; poi l’opera fu definitivamente ritirata dalle scene del teatro francese.

Sin dalle prime fasi della rappresentazione parigina Verdi si preoccupò di far approntare una traduzione italiana del libretto, che permettesse l’allestimento dell’opera anche nei teatri della penisola. Ma il titolo originale, che richiamava una rivolta patriottica guardata con sospetto dai governi degli stati italiani, rese necessario un ‘travestimento’: la vicenda venne trasferita nel Portogallo dell’anno 1740, ai tempi della dominazione spagnola; si mutarono i nomi dei personaggi e si cambiò il titolo in Giovanna de Guzman. In questa veste l’opera fu lanciata, in Italia, in grande stile: nella stagione di carnevale 1855-56 venne rappresentata in nove diversi teatri. Fu necessario attendere il 1861, a unificazione avvenuta, perché I vespri siciliani potessero circolare con il titolo e l’ambientazione originari.

L’edizione si mantiene il più fedele possibile alla grafia e alla notazione verdiana. Traduce in notazione moderna solo quei segni che comportano differenze puramente grafiche rispetto alla notazione antica, senza alterare in alcun modo la sostanza del testo musicale; conserva invece qualsiasi segno fornito di un significato specifico. Gli interventi volti puramente a moderniz­zare o standardizzare l’aspetto della partitura non vengono segnalati tramite differenziazioni tipografiche o note critiche.

Essendo finalizzata all’esecuzione pratica, l’edizione coniuga la fedeltà alle fonti autentiche con le esigenze della moderna prassi esecutiva: offre, perciò, un testo emendato da errori o imprecisioni e completato nelle parti lacunose o ambigue; rispetta le convenzioni oggi vigenti riguardo la disposizione in parti­tura di voci e strumenti, i segni di alterazione e di ripetizione e altri particolari secondari; integra la partitura con i segni necessari all’esecutore moderno; risolve le incoerenze presenti nelle fonti origi­nali, ne estende le indicazioni sommarie, ricerca la coerenza editoriale necessaria alle partiture moderne. In queste operazioni, l’edizione segue le norme editoriali che regolano le principali edizioni critiche, attualmente in corso, dei melodrammi dell’Ottocento.

L’edizione ha utilizzato le principali fonti originali delle Vêpres siciliennes: la partitura autografa di Verdi preparata per la prima rappresentazione, una copia manoscritta coeva approntata dal teatro presso il quale la prima rappresentazione ebbe luogo, la riduzione canto-pianoforte pubblicata a Parigi dall’editore Escudier nel 1855, l’edizione del libretto stampato per la prima rappresentazione.

Pur essendo caratterizzato da una stesura accurata, l’autografo verdiano non va esente da quegli aspetti imprecisi o lacunosi, caratteristici delle partiture manoscritte ottocentesche, che per l’esecutore moderno sono fonte di problemi: indicazioni sommarie, la cui applicazione non comporta scelte automatiche bensì decisioni ponderate; errori la cui soluzione non è univoca; annotazioni dinamiche e articolatorie scarse e incoerenti; indicazioni contraddittorie riferite a passi analoghi o uguali. Le parti vocali, in particolare, hanno richiesto numerosi interventi: a volte l’imperfetta conoscenza della lingua francese, da parte di Verdi, causa errori di ortografia o di sillabazione; a volte la distribuzione delle sillabe sotto le note, risultando impossibile, richiede la modifica del testo musicale; mentre altre volte l’autografo presenta una caratteristica stratificazione di scrittura, frutto di correzioni – intervenute presumibilmente durante le prove con i cantanti – nelle quali non è sempre agevole distinguere la soluzione originaria da quella riveduta.

Per tutte queste ragioni, il curatore dell’edizione non si è limitato ad accertare e a restituire la lezione corretta del testo originale, ma ha applicato alla partitura gli emendamenti, le integrazioni, le interpretazioni, gli interventi di vero e proprio ‘restauro’ (criticamente motivati e individuati anche con l’ausilio delle fonti secondarie), di cui la stessa partitura necessita per essere restituita all’uso moderno.