Giuseppe Verdi: Alzira

Verdi Edition

A cura di Stefano Castelvecchi, Jonathan Cheskin (1994)

Due volumi: partitura pp. LXIV, 420 + commento critico
NR 136941
Riduzione canto e piano
CP 136944

Alzira è una delle poche opere verdiane delle quali si può dire, a ragione, che siano ‘ingiustamente neglette’. Alzira vanta infatti situazioni sceniche e drammatiche ottimamente impostate, un ruolo importante per il Coro, tanti momenti di scrittura orchestrale raffinatissima, e tre ruoli principali ciascuno dei quali può avere un grande effetto sulla scena: un soprano che deve essere dotata sia di agilità sia di una grande carica drammatica, un baritono cui tocca chiudere l’opera con una commovente scena di morte, e — più importante di tutti — un tenore robusto e ‘baritonale’ di grande vigore.

Come tutte le opere di Verdi della metà degli anni Quaranta, Alzira è da considerarsi un lavoro in qualche modo ‘sperimentale’, un’opera di violenti contrasti musicali.  In alcune sezioni (per lo più i movimenti lenti delle arie e dei duetti) Verdi si focalizza sullo sviluppo del progresso psicologico del personaggio, rispondendo ad ogni sfumatura delle parole anziché cercare un gesto meramente ‘lirico’. Questi brani legati strettamente al senso della parola, sono a loro volta equilibrati da altri (per lo più, le cabalette e i cori) dalla forma consueta, e cariche di una energia ritmica sferzante, quasi ‘alla Trovatore’. Nelle mani di un direttore verdiano di grande esperienza, non vi è dubbio che queste violente oscillazioni tra tipi diversi di dramma musicale sortiranno un grande effetto.

Alzira è la settima opera di Giuseppe Verdi. Composta nel pieno del periodo dei grandi successi verdiani, fu rappresentata per la prima volta a Napoli il 12 agosto 1845. Il libretto di Cammarano si basa su un’opera teatrale di Voltaire, che utilizza un episodio reale avvenuto nel Perù del XVI secolo durante la conquista spagnola per dare forma a una critica della morale del nobile selvaggio contro i valori cristiani.

Poiché al successo della prima non seguirono molte riprese, Alzira uscì dal repertorio e non fu mai pubblicata alcuna partitura orchestrale. L’edizione critica, basata sulla partitura autografa di Verdi e su importanti fonti secondarie, fornisce la prima partitura completa affidabile dell’opera.