Giuseppe Verdi: Ernani

Verdi Edition

A cura di Claudio Gallico (1985)

Due volumi: partitura pp. LXXVI, 476 + commento critico | NR 133720
Riduzione canto e pianoforte | CP 133716

Ernani fu la quinta opera composta da Giuseppe Verdi, e la prima delle cinque scritte su commissione del Gran Teatro La Fenice di Venezia, ove fu rappresentata la prima volta il 9 marzo 1844.

La fonte principale per questa edizione è la partitura autografa, custodita all’Archivio Storico Ricordi e rilegata in quattro volumi, uno per ciascun atto dell’opera. Esso non è la stesura in buona copia di un lavoro completato in precedenza. Pertanto, sulle pagine scritte si osservano decine di modifiche che risultano essere state apportate a tutti i livelli: dalle immediate correzioni di sviste momentanee, fino a rinnovamenti e varianti del modello compositivo, dopo meditati ripensamenti dell’autore. Nonostante ciò, l’autografo risulta nell’insieme un documento di grande chiarezza che rispecchia con precisione la volontà del compositore. Gli interventi del revisore sono pertanto basati quasi sempre direttamente su segni di Verdi; rara è la dipendenza da altre fonti, e il lettore potrà ricostruire lo stato reale della scrittura di Verdi dalla stessa edizione critica.

La sola altra fonte autografa che si conosca per Ernani è il manoscritto dell’Aria con Cori, «Odi il voto, o grande Iddio», – ora custodito a New York, Pierpont Morgan Library, Mary Flagler Cary Music Collection – che Verdi compose per il tenore Nicola Ivanoff su richiesta di Gioachino Rossini, e che fu eseguita la prima volta in occasione delle rappresentazioni di Parma iniziate il 26 dicembre 1844.

Durante gran parte della vita di Verdi la partitura di Ernani circolò in copie manoscritte. Soltanto nell’ottobre 1891 Ricordi diede inizio all’incisione di un’edizione a stampa e una seconda edizione in formato ridotto fu terminata nel 1944. Entrambe erano destinate al noleggio. Queste fonti tardive non hanno valore testuale per l’edizione critica.

La fonte principale per il testo letterario di Ernani rimane la partitura autografa di Verdi. Mancando il manoscritto definitivo di Piave, la fonte principale per il libretto è quella stampata, preparata dalla tipografia Molinari di Venezia per la prima messa in scena dell’opera. Quando esiste una divergenza tra autografo verdiano e libretto originale, e non si può dimostrare che Verdi abbia commesso un errore, l’edizione critica segue il suo autografo musicale.

La coerente prassi esecutiva d’un’opera come Ernani impone l’analisi e la soluzione d’un grande numero di questioni. A cominciare da quella che è una caratteristica fondamentale, oggi quasi sempre alterata, concernente la struttura ambientale. Difatti mentre l’assetto architettonico interno dei teatri ottocenteschi non è cambiato, l’introduzione del cosiddetto «golfo mistico» ha profondamente mutato tutto l’insieme dei rapporti fonici fra le componenti della rappresentazione. All’epoca di Ernani e fino alla diffusione europea del verbo drammaturgico wagneriano, l’orchestra stava sullo stesso piano della platea, o quasi. L’aver notevolmente abbassato rispetto alla platea il livello del piano sopra il quale poggia l’orchestra ha modificato i termini del rapporto di equilibrio, e in definitiva di coesione sonora che devono sussistere fra la compagnia di canto e l’orchestra; e ha pure cambiato la natura e la qualità della ricezione da parte del pubblico. Pertanto alcuni aspetti della esecuzione originaria sono, allo stato dei fatti, irriproducibili.