Giuseppe Verdi: Giovanna d’Arco

Verdi Edition

A cura di Alberto Rizzuti (2008)

Due volumi: partitura pp. LXIII, 484 + commento critico | NR 138851
Riduzione canto e pianoforte | CP 138854

La fonte principale per quest’edizione di Giovanna d’Arco è la partitura autografa di Verdi. Custodita nell’Archivio Ricordi, essa è rilegata in quattro volumi corrispondenti ai quattro atti dell’opera. Analogamente a quanto fece con la maggior parte delle sue partiture, Verdi lavorò al manoscritto in due fasi: dapprima stese la partitura scheletro, quindi completò l’orchestrazione.

La partitura di quest’opera presenta un gran numero di alterazioni autografe. Queste vanno dalla semplice correzione di errori di natura meccanica, alla rielaborazione di linee melodiche, sino a revisioni strutturali di maggior portata. Di particolare importanza in Giovanna d’Arco è il testo intonato da Verdi in origine, pesantemente censurato in seguito per motivi politici e religiosi: in assenza del manoscritto autografo di Solera, la lezione originale del libretto è ricavabile esclusivamente dalla partitura autografa di Verdi.

L’autografo è un documento di notevole chiarezza e precisione. Concepito per copisti ed esecutori al corrente delle consuetudini notazionali e stilistiche dell’epoca, il manoscritto presenta oggi vari problemi di interpretazione. Errori di natura meccanica – trasposizioni scorrette, confusioni nei nomi dei personaggi, e simili – sono generalmente facili da emendare; solo occasionalmente si incontrano difficoltà nell’interpretazione di segni tracciati in modo affrettato o impreciso.

Problemi di maggior rilievo derivano dalla presenza di tracce del processo compositivo (correzioni o revisioni di strati precedenti), dall’uso frequente di notazioni incomplete o abbreviate e da incongruenze interne al testo verbale. In taluni casi, tuttavia, si registra nelle parti vocali la compresenza di linee alternative. Valide entrambe sebbene reciprocamente esclusive, esse possono trovarsi sul medesimo pentagramma o, nel caso di passi estesi e di natura ornamentale, su pentagrammi diversi. In questo caso, i passi notati sul pentagramma superiore rispetto a quello normalmente assegnato al personaggio costituiscono i cosiddetti ‘oppure’.

Il metodo compositivo di Verdi è fra le cause preponderanti delle incongruenze riscontrabili a volte fra passi paralleli o fra strumenti che suonano simultaneamente parti analoghe. Alcune di queste contraddizioni interne al testo derivano dalla pratica di Verdi di stendere la partitura in due fasi. Di norma WGV risolve queste discrepanze in favore della lezione posteriore.

Gli interventi redazionali volti alla regolarizzazione sono chiaramente segnalati nella partitura, quando possibile con mezzi tipografici, o altrimenti riportando a piè di pagina le lezioni divergenti dell’autografo. L’edizione critica tende a uniformare tra loro le parti vocali analoghe, privilegiando in genere le indicazioni presenti nelle parti scritte per ultime.