Giuseppe Verdi: La traviata

Verdi Edition

A cura di Fabrizio Della Seta (1996)

Due volumi: partitura pp. LXXXVIII, 525 + commento critico | NR 137338
Riduzione canto e piano | CP 137341
Partitura da studio (edizione in brossura) | NR 141653
Riduzione canto e pianoforte (Practical Series – breve introduzione, senza note critiche) | CP 141357

L’edizione critica della Traviata si basa su un riesame completo del testo dell’opera condotto sulla partitura autografa (Milano, Archivio Storico Ricordi) e sul confronto di una serie di fonti in precedenza ignote, oppure non prese adeguatamente in considerazione. Fra queste hanno importanza primaria: 1) il corpus degli schizzi e abbozzi autografi, messi a disposizione dalla famiglia Carrara Verdi di S. Agata, che consentono di chiarire in diversi luoghi del testo le intenzioni compositive di Verdi, laddove la partitura finale è redatta in maniera ambigua e incerta; 2) la copia manoscritta della partitura conservata nell’Archivio del Teatro La Fenice di Venezia, redatta nei giorni della prima rappresentazione della Traviata, unica fonte che trasmette integralmente la versione originale dell’opera rappresentata nel 1853, modificata da Verdi l’anno successivo; 3) la partitura completa a stampa edita da Ricordi nel 1855, primo esempio del genere nella produzione verdiana; 4) le parti orchestrali e corali pubblicate insieme alla partitura, che consentono di risolvere i problemi di raddoppi strumentali lasciati indeterminati nell’autografo; 5) le prime edizioni della riduzione per canto e pianoforte; 6) il libretto pubblicato per la prima rappresentazione.

L’edizione critica propone come testo principale la seconda versione dell’opera, andata in scena il 6 maggio 1854 al Teatro di San Benedetto in Venezia. La prima dell’opera era avvenuta al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853, ma Verdi – insoddisfatto dell’esito delle prime rappresentazioni – decise di ritirarla dalle scene per riproporla – riveduta e adattata al nuovo cast – un anno dopo, al Teatro di San Benedetto. Non essendovi alcun dubbio sul fatto che il compositore considerasse questa seconda versione come quella definitiva ed essendo questa attestata nella partitura autografa, l’edizione la adotta come testo principale.

Il contributo più importante dell’edizione critica è senz’altro il fatto di mettere per la prima volta a disposizione, nell’Appendice II, la ricostruzione della versione originale dell’opera. Questa versione, a lungo considerata perduta, era già stata oggetto di attenzione da parte di studiosi come Julian Budden e Wolfgang Osthoff, ma non esisteva la possibilità di studiarla direttamente, e tanto meno di eseguirla. Il confronto tra questa versione e quella definitiva rende chiaro, fra l’altro, che, sebbene la seconda contenga indubbi miglioramenti rispetto alla prima, non fu certo la sua cattiva qualità a determinare il parziale insuccesso della Traviata alla prima rappresentazione.

Il testo della versione definitiva della Traviata presenta, rispetto alle edizioni circolanti fino a questo momento, diverse centinaia di modifiche relative ai segni di fraseggio, di articolazione, di dinamica e di espressione.