Giuseppe Verdi: Macbeth

Verdi Edition

A cura di David Lawton (2006)

Tre volumi: partitura (2 vol.) pp. XCIV, 929 + commento critico
NR 138710
Riduzione canto e pianoforte
CP 138713

Partitura con testo francese (revisionata da Candida Mantica, 2020)
NR 142102

L’edizione critica di Macbeth è la prima edizione a stampa in partitura che raccoglie in un’unica pubblicazione entrambe le versioni dell’opera (prima versione: Firenze 1847; seconda versione: Parigi 1865); le edizioni correnti riportano infatti pressoché sempre la versione parigina del 1865, tralasciando quella originaria del 1847. Nel testo principale dell’edizione critica è riportata la versione di Parigi 1865; nell’Appendice 2 sono invece pubblicate tutte quelle sezioni (interi numeri, o porzioni di essi) composte nel 1847 in vista del debutto fiorentino dell’opera e poi modificate o eliminate da Verdi in vista della revisione del 1865.

Verdi amava in modo particolare quest’opera, la cui versione originale è probabilmente il lavoro più importante degli anni formativi.  Quando revisionò Macbeth nel 1865 – originariamente con l’intenzione di aggiungervi un balletto per una produzione al Théâtre Lyrique di Parigi – ne riscrisse una parte decisamente maggiore di quanto pensasse di fare inizialmente. La prima rappresentazione parigina (alla quale Verdi non era presente) non fu tuttavia un successo. In Italia, la versione originale continuava ad essere la preferita per tutto l’Ottocento. Nel ventesimo secolo la versione revisionata ha largamente soppiantato quella precedente, anche se molte produzioni moderne inseriscono la scena della morte di Macbeth dalla partitura del 1847.

Casa Ricordi preparò due edizioni diverse della partitura della versione rivista (nel 1928 e 1944), ma nessuna delle due è mai stata messa in vendita, circolando solo a noleggio per i teatri. Ci sono numerose divergenze tra queste e lo spartito. I curatori delle partiture probabilmente consultarono l’autografo della partitura conservato all’Archivio Storico Ricordi, ma certamente non rividero i manoscritti dei brani revisionati nel 1865, alla Bibliothèque Nationale a Parigi. Così, queste due edizioni somigliano più alle prime storiche edizioni per piano e voce che non all’autografo.

Nell’edizione critica il testo verbale è desunto principalmente dalle partiture autografe di Verdi; quando queste fonti sono incomplete o palesemente erronee, l’edizione critica si appoggia ai libretti a stampa editi in occasione della prima rappresentazione fiorentina (per le parti comuni alle due versioni) e su un libretto ‘generico’ pubblicato da Ricordi nel 1865. L’unica deroga a questo criterio è legata alle modifiche operate da Andrea Maffei sul testo originario di Francesco Maria Piave, modifiche introdotte dopo che Verdi ebbe completato quasi del tutto la composizione della versione fiorentina. Numerose sono le testimonianze che attestano l’accettazione da parte di Verdi di tali cambiamenti, non ultima quella che li vede integrati nel testo poetico impiegato nel 1865 per la versione parigina. Fonte per l’individuazione degli interventi di Maffei è un libretto manoscritto dell’opera, oggi conservato presso la biblioteca ‘Livia Simoni’ del Teatro alla Scala di Milano, nel quale si trovano anche alcune annotazioni autografe di Verdi; con buona probabilità esso fu il testimone impiegato da Verdi durante la fase compositiva della versione del 1847.

Infine, nel 2020, Candida Mantica si è basata su quest’edizione critica per curare la revisione del testo francese di Charles Louis Étienne Nuittier e Alexandre Beaumont, recuperando di fatto la lingua con cui l’opera andò in scena il 21 aprile 1865 al Théâtre Lyrique di Parigi. Questa versione non fu sostanzialmente mai più ripresa in favore della sua più rappresentata traduzione italiana, andata in scena per la prima volta alla Scala nell’autunno di quell’anno.