Giuseppe Verdi: Rigoletto

Verdi Edition

A cura di Martin Chusid (1983)

Due volumi: partitura pp. LXX, 347 + commento critico | NR 133543
Riduzione canto e piano | CP 133539
Partitura da studio (edizione in brossura) | NR 141652
Riduzione canto e piano (Practical Series – breve introduzione, senza note critiche) | CP 141356

Verdi scrisse Rigoletto, la sua diciassettesima opera teatrale e per la quale egli ebbe la più alta considerazione, immediatamente dopo le vaste rivoluzioni europee del 1848-49. In quel periodo le autorità che governavano diverse città italiane erano particolarmente sensibili a ciò che ritenevano essere idee o tendenze pericolosamente liberali. La censura si sentiva obbligata a sorvegliare non solo le implicazioni politiche di ogni pubblica manifestazione ma anche quelle religiose e morali. Che l’opera lirica fosse particolarmente sospetta non sorprende affatto. Tale diffusa atmosfera repressiva avrebbe avuto un effetto negativo non solo sulla composizione del Rigoletto, ma anche su molte delle riprese dell’opera nel decennio seguente la prima esecuzione (11 marzo 1851), anni in cui il sogno di un’Italia unita divenne realtà.

Mentre portava a termine l’abbozzo, Verdi trattava con Ricordi per la pubblicazione, il noleggio e i diritti sulla vendita del Rigoletto. Egli ricevette settecento napoleoni d'oro, pagati in dieci mesi, e si assicurò il 30% sul noleggio e il 40% sulle vendite della partitura ai teatri per un periodo di dieci anni. L’11 marzo ebbe luogo la prima, che riportò un successo assoluto: Verdi fu chiamato alla ribalta e acclamato quasi dopo ogni numero. Sebbene l’opera abbia ottenuto continui successi dal giorno della sua prima rappresentazione ai giorni nostri, fino all’unificazione dell’Italia nel 1860 i censori maltrattarono spesso il libretto, compromettendo sovente anche la musica. Non era tanto l’aspetto politico, il complotto per uccidere un governante, ad infastidirli, quanto la sorte infelice di Gilda. Molti critici dell’epoca disapprovarono che il suo rapimento fosse mostrato in scena.

Della preistoria musicale dell’opera conosciamo solamente il manoscritto pubblicato in facsimile da Carlo Gatti come L’Abbozzo del Rigoletto di Giuseppe Verdi, un documento contenente ventotto folii raggruppati in due fascicoli. La maggior parte dell’Abbozzo è dedicata alla stesura sommaria dell’intera opera. La fonte principale per questa edizione è la partitura autografa completa, custodita negli Archivi di Casa Ricordi a Milano, poiché dopo la prima Verdi non diresse più il lavoro, né fece revisioni della partitura o compose altri nuovi brani. In realtà egli reputava inammissibile che Rigoletto potesse essere manomesso. Durante l'Ottocento la partitura del Rigoletto circolava nei teatri lirici in copie manoscritte. Soltanto alla fine del secolo Ricordi stampò una partitura per il noleggio; nessuna partitura a stampa era apparsa per la vendita fino al 1914. Queste fonti assai tarde non hanno nessuna rilevanza testuale per questa edizione. Tuttavia, subito dopo la prima rappresentazione, Ricordi cominciò a preparare parti orchestrali a stampa per il noleggio e una riduzione per canto e pianoforte per la vendita. Sebbene non esista nessuna testimonianza che Verdi partecipasse direttamente alla loro preparazione e neanche che fosse consultato intorno ad esse, la loro remota data dà loro una certa importanza come rivelatori della pratica del tempo. La riduzione completa fu pronta nel 1852: essa si è dimostrata utile quando la notazione di Verdi delle linee vocali è confusa o scorretta. Sebbene la sua lezione non abbia autorità nel senso della composizione, essa almeno riflette il punto di vista dei musicisti vicini al compositore. Inoltre, sono interessanti due riduzioni di allora, le prime a recare indicazioni metronomiche.

Oltre a tutti gli aspetti elencati sin qui, l’edizione critica si presenta come un prezioso strumento per l’odierno esecutore poiché riunisce in una sola pubblicazione tutte quelle informazioni connesse alla genesi (per Rigoletto assai complessa e intricata, a causa dei i profondi rimaneggiamenti resisi necessari per adattare il libretto originario alle richieste della censura, senza però snaturare la forza drammatica del soggetto scelto da Verdi e Piave), alla tradizione e all’aspetto performativo dell’opera sino ad ora disperse in un alto numero di fonti e studi spesso di difficile accesso.