Giuseppe Verdi: Un ballo in maschera

Verdi Edition

A cura di Ilaria Narici e Alberto Zedda (2000)

NR 138358

Un ballo in maschera, come altri titoli verdiani, incontrò numerose difficoltà durante la gestazione per i problemi sollevati dalla censura nei confronti del soggetto. Le difficoltà sorte e le richieste avanzate dalla censura furono tali che Verdi arrivò a rompere il contratto con il Teatro San Carlo di Napoli, originale destinatario dell’opera, per programmare l’esecuzione a Roma nel carnevale del 1859.

Le edizioni di tradizione disponibili riflettono lo stadio finale della partitura, frutto di pazienti mediazioni tra la censura napoletana e quella della Roma papale.

La nuova edizione critica, grazie alla disponibilità di materiale musicale inedito o fino ad oggi non considerato (l’abbozzo dell’opera di mano di Verdi conservato dagli eredi nell’Archivio di Sant’Agata, le parti d’orchestra stampate da Ricordi per la prima esecuzione, la prima edizione a stampa dello spartito canto-pianoforte), e dello studio approfondito di fonti letterarie fino ad ora neglette (libretti manoscritti, disposizione scenica per la prima esecuzione) permette di ricostruire l’opera nella sua forma originaria, fornendo una dettagliata ricostruzione del testo relativo alle parti modificate dalla censura e dando conto di tutte le versioni originarie ricostruibili.

Inoltre, dal punto di vista della messa in scena, il confronto tra la partitura autografa, il primo libretto e la Disposizione scenica redatta da Ricordi per la rappresentazione al Teatro Apollo di Roma nel febbraio del 1859, permette di risolvere alcuni problemi registici poste dalla lezione riportata nelle attuali edizioni.

L’edizione critica permette di scegliere tra il testo originario fornito da Somma e spesso cambiato dallo stesso Verdi, e il testo censurato e standardizzato dalle prime edizioni a stampa. Entrambi vengono riportati dall’edizione critica, che provvede a integrare i passi lacunosi, e che offre la possibilità di scelta all’interprete.

Sono emendati gli errori e le incongruenze presenti, in gran numero, nelle fonti e si riconduce il testo musicale alla lezione originaria, spesso diversa da quella della partitura corrente, soprattutto nelle parti vocali.

L’edizione critica ripristina le originarie indicazioni agogiche e dinamiche, quasi sempre modificate o perdute nelle edizioni successive; parallelamente ripristina le didascalie originarie, spesso se riferite a particolari prassi vocali o strumentali, molto più numerose e significative che nelle edizioni tradizionali.

Emerge in generale una cura nell’orchestrazione, una raffinatezza nella calibrazione dei singoli pesi strumentali all’interno dell’orchestra, ben diversa dal Verdi sanguigno e cabalettistico cui, eccezion fatta per i due ultimi titoli verdiani, ci hanno abituato decenni di corruzioni testuali e di prassi esecutiva.