Gaetano Donizetti: Dalinda

Donizetti

A cura di Eleonora Di Cintio (2023)

NR 142428

Napoli, primavera 1834. Reduce dal primo allestimento scaligero di Lucrezia Borgia (26 dicembre 1833) Gaetano Donizetti cerca di far rappresentare la sua ultima opera al Teatro San Carlo. Sarà il primo di vari tentativi, tutti fallimentari: la censura borbonica oppone un secco rifiuto a Lucrezia, nonché agli altri camouflages che del libretto di Felice Romani le vengono sottoposti fino al 1837. Il susseguirsi dei dinieghi logora i rapporti tra il musicista e la Soprintendenza dei Teatri e Spettacoli. Alla fine dell’estate 1838 essi raggiungono un punto critico: Poliuto, la nuova opera scritta da Donizetti per il San Carlo, viene a sua volta proibita e la censura impone al musicista di modificare sostanzialmente la Pia de’ Tolomei, prevista in sostituzione del titolo vietato. Non basta: essendo la Pia opera non inedita, la Soprintendenza pretende che il maestro fornisca anche un altro melodramma da allestire al massimo cittadino in autunno.

Donizetti è esasperato, tanto più che sta per lasciare Napoli per raggiungere Parigi, dove lo attendono importanti impegni professionali. Così, a circa quattro anni dal primo tentativo, egli decide di rivolgersi un’ultima volta a Lucrezia Borgia. Diversamente rispetto al passato però, in questa occasione il compositore non si limita a intervenire (con l’aiuto di terzi) sul libretto di Romani, modificandone ambientazione e personaggi, bensì decide di riconfigurare la partitura dell’opera. Dunque, traslata al tempo della Terza Crociata e ambientata in Medio Oriente, Lucrezia Borgia cambia i propri connotati trasformandosi in Dalinda. L’operazione, tuttavia, non ha successo: respinta dalla censura quando Donizetti è ormai lontano da Napoli, Dalinda non riesce a varcare la soglia del San Carlo. Né le sue vicissitudini sono terminate: probabilmente qualche tempo dopo la morte del musicista, la partitura dell’opera, che egli aveva lasciato nella città partenopea nella speranza che potesse servire per un allestimento, viene smembrata e i suoi inserti autografi venduti.

Dopo aver recuperato quasi tutte le parti sottratte e aver ‘ricomposto’ il manoscritto di Dalinda così come venne compilato da Donizetti, l’edizione critica restituisce il melodramma nella sua integrità, mettendolo in condizione di essere finalmente rappresentato dopo quasi duecento anni dalla sua nascita. Dalinda eredita buona parte della musica di Lucrezia Borgia. Essa però è riformulata attraverso interventi talvolta sostanziali e si combina con altra scritta ex novo, soprattutto per l’ultimo dei tre atti del dramma: una lunga e articolata aria per il tenore Ildemaro, un delicatissimo e insieme tragico coro femminile, nonché un arioso che il tenore canta prima di morire. Figlia del capo supremo della feroce setta islamica degli Ismailiti, Dalinda vive nel contesto, tutto maschile, della guerra tra cristiani e fondamentalisti islamici: la nuova definizione del personaggio e l’altrettanto inedita collocazione storica e sociale della sua vicenda conferiscono all’opera un’identità peculiare. In ragione di tali caratteristiche, musicali e drammatiche, Dalinda si affranca dunque almeno in parte dal suo modello e sfoggia un’attualità tanto più sorprendente se relazionata ai tragici avvenimenti che tacciano la scena contemporanea tra est-Europa e Medio Oriente.

Prima esecuzione assoluta dell'edizione critica: 14.05.2023 Berlin, Konzerthaus.