A cura di Paolo A. Rossini con la collaborazione di Francesco Bellotto (2008)
Un volume: partitura + commento critico pp. I-XXXVII, 1-340
NR 138368
Riduzione canto e pianoforte
CP 138370
Questa divertente opera in un atto occupa un posto particolare nella sterminata produzione di Gaetano Donizetti: infatti, pur essendo completa in ogni sua parte, fu rappresentata soltanto dopo la morte dell’autore, il 29 aprile 1860 all’Opéra-Comique di Parigi, con il titolo Rita, ou Le mari battu. Abbreviato in Rita nella versione italiana, questo titolo ha poi accompagnato l’opera nelle sue non infrequenti rappresentazioni per il successivo secolo e mezzo.
La nuova edizione critica ripristina il titolo che compare nelle fonti principali: Donizetti cancellò infatti il titolo Rita, sostituendolo con Deux hommes et une femme (in francese e in italiano), sia nella partitura, sia in un libretto manoscritto che contiene anche altre annotazioni di pugno del compositore e che è stato di fondamentale importanza per risalire alla stesura originale dell’opera.
Il titolo venne modificato in Rita, ou Le mari battu in occasione della prima produzione parigina, quando molte altre modifiche vennero apportate alla partitura dal librettista e dal management dell’Opéra-Comique; queste modifiche passarono nella prima edizione a stampa della partitura (1860) e della riduzione per canto e pianoforte (presumibilmente pure 1860), pubblicate da Lemoine, che sono poi servite come base per tutte le successive edizioni, incluse quelle in italiano.
Un altro importante aspetto su cui la nuova edizione Rossini-Bellotto fa chiarezza è la genesi dell’opera: la letteratura ha sempre indicato come epoca di composizione l’estate del 1841: questa è la data apposta da Donizetti stesso sulla prima carta della partitura e al medesimo anno risalgono tre lettere del compositore al cognato Antonio Vasselli circa la possibilità di far rappresentare l’opera, tradotta in italiano, a Napoli (al Teatro Nuovo o al Teatro del Fondo). Le ricerche condotte da Francesco Bellotto hanno portato a concludere che in realtà la stesura dell’opera risale appunto al 1839. Una messa in scena all’Opéra-Comique, prevista per l’autunno di quell’anno e mai andata in porto a causa dell’atteggiamento ondivago del direttore del teatro, François-Louis Crosnier, fu probabilmente l’occasione per una serie di ritocchi alla partitura che essendo realizzati sul testo francese furono indubbiamente pensati per una produzione parigina. Due anni più tardi Donizetti progettò di far rappresentare Deux hommes et une femme a Napoli ma anche in questo caso il progetto non andò in porto, nonostante l’impegno di Tommaso Persico, amico del compositore.
La partitura di Deux hommes et une femme rimase così fra le carte di Donizetti negli anni della malattia e alla sua morte divenne oggetto di una lunga e complessa disputa legale tra Giuseppe Donizetti, fratello del compositore, ed Elisabetta Santi Pesenti, già domestica dell’altro fratello, Francesco, morto nello stesso anno di Gaetano, e da questi nominata sua erede universale: del lascito di Gaetano a Francesco faceva parte infatti anche il manoscritto di Deux hommes et une femme.
Soltanto nel 1855 Giuseppe Donizetti riuscì ad ottenere la partitura dalla Santi Pesenti, dietro pagamento di una forte somma di denaro, e prese quindi contatto, tramite il librettista Gustave Vaëz, con il direttore dell’Opéra-Comique, Emile Perrin, che però non portò a termine il progetto. L’inedito atto unico di Donizetti arrivò sulle scene dell’Opéra-Comique, con grande battage pubblicitario, soltanto grazie al successore di Perrin, Nestor Roqueplan, cinque anni dopo. Nel 1876 vi fu la première in lingua italiana, a Napoli.
Negli anni 50 del Novecento, Casa Ricordi ne preparò una nuova versione con dialoghi di Enrico Colosimo: grazie a questa edizione l’opera – sempre in italiano e con il titolo del 1860, Rita – è entrata nel repertorio di molti teatri e ha continuato a godere di una certa popolarità.
Il ripristino del titolo originale e la ricostruzione della genesi dell’opera non sono le uniche peculiarità della nuova edizione critica. Elementi di fondamentale importanza dal punto di vista drammaturgico sono il recupero di una parte alternativa per Pepé e di una rilevante quantità di materiale musicale che era stato eliminato nelle precedenti edizioni. Inoltre, l’edizione critica riporta la prima versione del Finale, offrendo così agli studiosi la possibilità di penetrare più a fondo nei meccanismi compositivi di Donizetti.