Gaetano Donizetti: Dom Sébastien

Donizetti Critical Edition

A cura di Mary Ann Smart (2004)

Due volumi: partitura + commento critico pp. I-XXXVIII, 1-490 / 491-965
NR 136543
Riduzione canto e pianoforte
CP 136546

Dom Sébastien di Gaetano Donizetti su libretto di Eugène Scribe va in scena in prima rappresentazione all’Opéra di Parigi il 13 novembre 1843 con grande successo. Già prima del debutto parigino, il compositore aveva preso accordi con i referenti del Kärntnertortheater di Vienna perché riprendessero l’opera nel corso della stagione successiva. L’opera debutta quindi a Vienna il 6 febbraio 1845, rivista dallo stesso compositore. Nel 1847 l’opera è infine ripresa a Milano (Teatro alla Scala) senza che Donizetti, gravemente malato, potesse supervisionarne l’allestimento; la versione approntata per quest’allestimento – diversa dalle precedenti due licenziate dal compositore – è stata quella sulla quale si sono basate tutte le edizioni successive (comprese quelle in uso prima della pubblicazione della presente edizione).

L’edizione critica di Dom Sébastien rispecchia la versione originale francese. Essa ripristina infatti, attraverso il confronto di fonti manoscritte custodite in Francia e a Vienna, l’assetto dell’opera così come Donizetti originariamente lo concepì, con l’aggiunta di varianti inserite dall’autore per la rappresentazione viennese del 1845 (il concertato finale e altri brani, aggiunti in appendice).

Le più recenti ricerche condotte intorno a Dom Sébastien hanno dimostrato che Donizetti non fu mai direttamente coinvolto in alcuna versione italiana dell’opera. La versione italiana del 1847, ripresa nel XX secolo da Carlo Maria Giulini al Maggio Musicale Fiorentino, comporta molti cambiamenti musicali operati per l’adattamento italiano, e un significativo tradimento dell’autografo donizettiano nel finale del terzo atto.

Dove è stato possibile, l’edizione si è fondata sulla partitura autografa di Donizetti. Dove l’autografo era lacunoso, l’edizione ha fatto assegnamento su altre due fonti parigine, prodotte in epoca vicinissima alla prima: una partitura manoscritta copiata all’Opéra nel 1843 e la prima partitura pubblicata, tra la fine del 1843 e il 1844.

L’edizione critica riporta all’ascolto tracce di francesità del Dom Sébastien tramite dettagli dell’articolazione vocale, oppure con la cura di aspetti di orchestrazione e strumentazione, come l’uso, nell’atto quarto – scena dell’inquisizione –, di una coppia di clarinetti bassi, recente invenzione introdotta a Parigi da Adolphe Sax.

Un aspetto particolarmente indicativo alla definizione del carattere francese riguarda non tanto un’aggiunta, quanto una sottrazione: la cabaletta dell’aria di Zayda del secondo atto viene consegnata all’ultima recita della stagione viennese, come omaggio a Clara Stöckl-Heinefetter (la Zayda del teatro di Porta Carinzia). L’edizione critica colloca la cabaletta in appendice, per riportare alla sua forma originaria di aria in un movimento (romance) l’esibizione clou di Zayda.

In definitiva, ciò che caratterizza l’edizione è proprio il sottile lavoro di bilanciamento, tra le convenzioni “native” dell’opera italiana e un genere in un certo senso estraneo alla concezione dell’opera per Donizetti, un bilanciamento che lui stesso ha dovuto padroneggiare per scrivere un grand opéra francese.