A cura di Roger Parker, Rosie Ward (2019)
Due volumi: partitura + commento critico pp. I-LXXXIV, 1-344 / 345
NR 141613
Riduzione canto e pianoforte
CP 141616
Rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala il 26 dicembre 1833, Lucrezia Borgia è considerata una fra le opere più innovative di Donizetti. Sebbene le resistenze della censura (soprattutto nel sud Italia) ne causarono inizialmente una lenta diffusione, dalla fine degli anni ‘30 dell’Ottocento essa divenne uno dei lavori più popolari del compositore, sia in Italia che all’estero, e tale rimase fino alla fine del XIX secolo.
La scelta del soggetto (da un dramma di Victor Hugo) fu sicuramente coraggiosa per le scene italiane dell’epoca: un’eroina non convenzionale, audace e dalla forte personalità, un’insolita moltitudine di personaggi caratterizzati da un certo disordine morale e una drammaturgia musicale impegnativa per la commistione di comico e tragico contribuirono in modo determinante a farne un’opera sperimentale per il linguaggio musicale di quei tempi.
La nuova edizione critica di Lucrezia Borgia fa un passo avanti rispetto a quella del 1998 che, basandosi sulla sola partitura autografa, si limitava a ricostruire la versione della prima rappresentazione del 1833. Questa edizione restituisce invece per la prima volta tutte le varianti apportate dal compositore nel corso di almeno dieci anni, in parte per adattare l’opera a nuovi interpreti e nuove piazze (Firenze, Londra, ancora Milano, Parigi, Roma, Metz, per citarne solo alcune), in parte per sperimentare nuove drammaturgie, soprattutto nel finale.
Accanto alle più note integrazioni quali la famosa cabaletta per Lucrezia “Si voli il primo a cogliere” la nuova edizione presenta le due arie aggiunte per Gennaro “T’amo qual s’ama un angelo” e “Anch’io provai le tenere smanie” (quest’ultima pubblicata per la prima volta in assoluto con l’orchestrazione originale dell’autore) nonché i tre finali alternativi dell’opera: da quello proveniente dalla sconosciuta Dalinda, rivisitazione di Lucrezia Borgia preparata da Donizetti per Napoli alla fine del 1838 e mai rappresentata, a quelli scritti per Londra nel 1839 e ancora per Milano nel 1840.
Pubblicate in appendice all’edizione, queste varianti costituiscono nel loro complesso una gamma straordinariamente ricca di possibilità esecutive – in parte inedite – a disposizione degli interpreti d’oggi.