A cura di Anders Wiklund (1991)
Due volumi: partitura + commento critico pp. I-XXXV, 1-370 / 371-780
NR 134913
Riduzione canto e pianoforte
CP 134916
L’edizione critica di Maria Stuarda fornisce per la prima volta in un’unica pubblicazione tutta la musica certamente composta da Donizetti per quest’opera dalla storia assai travagliata. Ideata dal compositore nel 1834 per il palcoscenico del napoletano Teatro di San Carlo, fu vietata dalla censura a pochi giorni dal debutto.
Donizetti fu costretto contro la sua volontà ad approntarne una versione di ripiego (su un nuovo e differente libretto intitolato Buondelmonte) in attesa di riproporre l’opera alla Scala nel dicembre 1835, ove ebbe la possibilità di ripristinare il libretto originario. In quest’occasione Donizetti operò numerosi cambiamenti per adattare l’opera al nuovo cast vocale (che tra gli altri annoverava Maria Malibran) e alle consuetudini teatrali milanesi.
Negli anni successivi Donizetti non ebbe più modo di riallestire Maria Stuarda. Nel 1865 l’opera fu presentata a Napoli in una versione spuria che prevedeva la sostituzione di alcuni pezzi con brani tratti da altri lavori donizettiani e la divisione in tre atti (a fronte dei due originari). Su quest’ultima versione del 1865 si sono basate tutte le riprese dell’opera nel XX secolo, nonché tutte le edizioni correnti.
Il ritrovamento della partitura autografa di Maria Stuarda ha quindi permesso la realizzazione della presente edizione critica che mira alla restituzione di un testo musicale filologicamente curato che risolve moltissimi punti oscuri della complessa tradizione dell’opera.
propone come testo principale la versione contenuta nella partitura autografa. Essa è infatti l’unica integralmente autografa e ricostruibile con certezza, giacché non ci sono pervenuti testimoni certi e completi tanto della redazione napoletana del 1834 (totalmente non ricostruibile), quanto di quella milanese del 1835 (tramandataci soltanto nella riduzione per voci e pianoforte edita da Ricordi nel 1836). La versione dell’autografo – comune alla quasi totalità delle copie manoscritte ottocentesche – si presenta come uno stadio intermedio tra le due versioni appena ricordate. Le quattro appendici riproducono versioni alternative e varianti vocali assai utili al moderno esecutore che voglia mettere in scena quest’opera rispettandone le peculiarità drammatiche.