Gioachino Rossini: La donna del lago

Rossini Critical Edition

A cura di H. Colin Smith (1990)

Due volumi pp. XLVI, 952 + Banda sul Palco pp. 134 + commento critico pp. 194
GR 09
Riduzione canto e piano
CP 133191

La donna del lago, l’ottava delle dieci opere scritte da Rossini per Napoli tra 1815 e 1822, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo il 24 ottobre 1819. Sebbene annunciata per settembre, l’opera riuscì ad arrivare in porto solo verso la fine di ottobre: la fretta con la quale Rossini aveva dovuto scrivere un’opera che non era originariamente in cartellone giustifica il ricorso ad un collaboratore. A questi furono assegnati non soltanto i recitativi accompagnati (tutti con l’eccezione del Recitativo Dopo l’Introduzione e il Recitativo che precede la Cavatina Malcom), ma anche l’Aria Duglas (N. 4). Nell’autografo dell’opera tutti questi pezzi sono di un’unica mano ed è evidente dai ripensamenti e dalle correzioni che si tratta di una stesura di autore e non dell’opera di un copista.

Il soggetto è tratto da The Lady of the Lake, poema in sei canti di Sir Walter Scott, pubblicato nel 1810 e uno dei prodotti più significativi del primo romanticismo inglese. Si giova di un libretto assai funzionale curato da Andrea Leone Tottola: nel momento di adattare un lavoro poetico inglese, Tottola tenne d’occhio certamente la dilagante moda della poesia ossianica, che era stata divulgata in Italia dalla celebre traduzione di Melchiorre Cesarotti, pubblicata nel 1763. Al clima ossianico riportano diversi dati del libretto che non compaiono in Scott. L’opera di Rossini, tuttavia, non solo inaugurò di fatto la voga di Walter Scott nel teatro musicale italiano ed europeo, ma contribuì prepotentemente ad affermare il nuovo gusto romantico. Certamente La donna del lago, sia per il soggetto che per la musica, ebbe influenza anche sul teatro tedesco, e Weber ebbe modo di conoscerla prima di comporre il suo Freischütz, che è di poco posteriore.

L’autografo de La donna del lago è tra quelli che l’autore conservò fino alla morte e che passarono in eredità alla vedova e poi alla città natale. Esso è oggi custodito presso la Fondazione Rossini di Pesaro. Si compone di due volumi che comprendono tutta l’opera nella versione originale. Mancano soltanto alcuni passi del Recitativo Dopo il Coro (N. 12). Quasi tutti i recitativi e l’Aria Duglas sono di mano di un ignoto collaboratore. Non esistono altre fonti autografe per i successivi interventi che Rossini operò in vista dell’edizione napoletana del 1820 e per quelle di Parigi nel 1824 e 1825. Un manoscritto conservato a Parigi nella Bibliothèque Nationale sembra contenere qualche intervento di mano dell’autore: si tratta di emendamenti musicali, varianti vocali e istruzioni per il copista. Esistono, infine, tre manoscritti in cui Rossini stese delle varianti vocali per il Rondò Elena – Finale: uno a Forlì, un secondo a Milano e un terzo a Parigi.

Per la maggior parte l’ampia tradizione manoscritta de La donna del lago è coerente con l’autografo. Data la ricchezza e precisione dell’autografo, l’aiuto che queste copie hanno offerto nella preparazione dell’edizione è stato assai scarso. Spesso, tuttavia, le copie offrono indicazioni sulla prassi esecutiva o varianti vocali. Una sola partitura a stampa de La donna del lago, quella di Laffillé, è stata pubblicata prima dell’edizione critica: uscita a Parigi nel 1825, rispecchia una rappresentazione avvenuta al Théâtre de l’Odéon il 31 ottobre di quell’anno ma ha ben poco a che fare con l’originale rossiniano. Assai ampio e variato il panorama offerto dagli spartiti per canto e pianoforte. I migliori e più completi sono quelli di Ricordi, che ne pubblicò due: uno nel 1826-27, l’altro nel 1858. In Germania uscirono due spartiti presso Breitkopf & Härtel e uno incompleto presso Cappi e Diabelli a Vienna. L’aspetto curioso di questi spartiti tedeschi è l’inserimento di una «Ouverture» non autentica, messa insieme con materiale desunto dall’Introduzione (N. 1). Ancora più singolare il fatto che questa «Ouverture» sia passata nel primo spartito di Ricordi che, almeno in parte, fu basato sull’edizione Breitkopf. La situazione più interessante e complessa, tuttavia, è quella degli spartiti francesi, i quali in vario modo riflettono i cambiamenti operati nel corso delle rappresentazioni parigine dell’opera.

La donna del lago fu tra le opere che diffusero la pratica della banda sul palco, divenuta poi di grande importanza in tutta la prima metà del secolo. Le fonti storiche ci consentono di sapere quanti esecutori e quali strumenti furono usati in alcune versioni autentiche de La donna del lago, e diversi manoscritti dell’epoca ci offrono una realizzazione certamente fedele e forse addirittura risalente alla prima. Anche se questo materiale non è di Rossini, è sembrato di estrema importanza, e dunque mentre la partitura dell’opera offre la semplice «guida» di Rossini, un volume apposito contiene la parte di banda realizzata con tutte le indicazioni storico-critiche relative.