Antonio Vivaldi: La Gloria e Imeneo RV 687

Vivaldi Hardbound

A cura di Alessandro Borin

Un volume: partitura, Introduzione e commento critico pp. LII, 75 [testi in italiano e inglese]
PR 1431
Riduzione canto e pianoforte
CP 141380

[Estratto dall'Introduzione]

L’unica fonte musicale unitaria della Serenata RV 687 è l’autografo della partitura, conservato presso la Biblioteca Nazionale universitaria di Torino (Foà 27, cc. 62-94). Secondo Paul Everett, che ha esaminato in dettaglio la fonte torinese, essa appartiene alla categoria della cosiddetta ‘copia di lavoro’ (‘composition copy’), vale a dire una via di mezzo fra un ‘abbozzo compositivo’ (‘composition draft’) e una bella copia. La musica copiata al suo interno, infatti, fu in parte (a) ricavata tale e quale da fonti preesistenti, subendo in alcuni casi (b) un processo di revisione rispetto all’originale (avvenuto durante o subito dopo il processo materiale di copia da un esemplare all’altro), oppure (c) composta espressamente per l’occasione. Per la sua redazione fu utilizzata un’unica tipologia di carta da musica, che misura approssimativamente 316 × 237 mm. Ciascun foglio fu pretracciato con dieci righi (probabilmente dal fabbricante o dal venditore della carta) ottenuti con una sola passata di un rastro ad apertura costante di 18,95 cm posto fra linee guida verticali. Su alcuni fogli è visibile una filigrana, costituita da tre mezze lune che misurano 80 mm lungo l’asse orizzontale del disegno, e una contromarca che raffigura due grandi lettere («L» e «C»), congiunte alla base da una foglia di trifoglio.

La fascicolazione del manoscritto, procede per gruppi regolari di quattro carte ottenute piegando a metà e tagliando lungo il bordo di piegatura un unico grande foglio in formato ‘reale’ (i due bifogli così ottenuti erano poi inseriti uno all’interno dell’altro, in modo da formare un duerno). Le uniche eccezioni sono costituite dal quarto, settimo e ottavo fascicolo, che contano rispettivamente cinque, due e sei carte ciascuno. Tuttavia, anche in questi casi è possibile ipotizzare che in un primo momento Vivaldi avesse utilizzato unicamente dei fascicoli di quattro carte, poi modificati aggiungendo o togliendo le carte in eccesso o in difetto in seguito a dei ripensamenti avvenuti prima che l’opera assumesse la sua forma definitiva. Probabilmente gli otto fascicoli superstiti erano preceduti da un ulteriore duerno, privo di numerazione, con un frontespizio e una sinfonia introduttiva, che in seguito fu staccato dal corpo principale del manoscritto e riutilizzato per altri scopi.

Oltre a In braccio de’ contenti che è il contrafactum di In braccio a te la calma, tratto dal Giustino, RV 717 (III.10), almeno altri tre brani copiati nella partitura della Serenata RV 687 sono infatti attestati nei manoscritti di precedenti lavori vivaldiani. Si tratta, rispettivamente, di Scherzeran sempre d’intorno – composta nel 1721 per il dramma pastorale La Silvia, RV 734 (II.03) – e delle arie Care pupille e Al seren d’amica calma – tratte dal secondo atto di La virtù trionfante dell’amore e dell’odio, ovvero Il Tigrane, RV 740 (II.04 e II.11), messo in scena a Roma nell’inverno del 1724.

Dall’esame delle fonti secondarie risulta che nessuna delle varianti attestate può essere considerata una seria alternativa alla lezione dell’autografo. Nemmeno gli errori casuali contenuti in quest’ultimo rendono automaticamente autentiche le lezioni trasmesse in altre fonti, dal momento che l’errore si verificò proprio perché il compositore apportò delle modifiche al testo originario mentre lo trascriveva. Inoltre, pur essendo inficiate da alcune sviste occasionali, le copie che Vivaldi ricavò da suoi precedenti lavori sono generalmente più accurate dei rispettivi modelli. Nel caso dell’aria trasmessa nel codice Foà 28, infine, non si può escludere che la fonte non autografa trasmetta degli errori o delle varianti introdotte inconsapevolmente dal copista. La correzione di eventuali lezioni errate nella partitura autografa di RV 687 da parte del curatore è stata dunque attuata interamente per via congetturale, senza l’ausilio di fonti secondarie.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze non è possibile formulare alcuna ipotesi in merito alla paternità del testo poetico. Poiché non ci è pervenuto alcun libretto, l’unica fonte del testo è costituita dalle parole sottoposte alle note nella partitura autografa della serenata.


Elenco delle arie

Gloria, Alle amene, franche arene
Imeneo, Tenero fanciulletto
Gloria, Questo nodo e questo strale
Imeneo, Scherzeran sempre d’intorno
Gloria, Godi pur ch’il caro sposo
Imeneo, Care pupille
Gloria, Al seren d’amica calma
Imeneo, Se ingrata nube
Gloria, Ognor colmi d’estrema dolcezza