Antonio Vivaldi: Serenata a 3 RV 690

Vivaldi Hardbound

A cura di Alessandro Borin

Un volume: partitura, Introduzione e commento critico pp. LVI, 167 [testi in italiano e inglese]
PR 1402
Riduzione canto e pianoforte
CP 141152

[Estratto dall'Introduzione]

La Serenata a 3, RV 690, è la più antica e per certi aspetti la più enigmatica delle serenate vivaldiane pervenuteci. L’unica fonte superstite è il manoscritto autografo della partitura, conservato presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (Foà 27, cc. 95-145),il cui frontespizio recita semplicemente:

Sulla base di queste scarne informazioni Michael Talbot è riuscito a identificare il destinatario dell’opera e a proporre una chiave di lettura per la sua insolita drammaturgia, che traspone sul piano allegorico la storia del giansenista francese Jean de Tourre il, arrestato in Italia per ordine del Sant’Uffizio e imprigionato a Castel Sant’Angelo. La serenata andrebbe dunque considerata una sorta di favola ammonitrice, concepita sullo sfondo delle grandi controversie dottrinali sorte in seguito alla diffusione delle idee gianseniste durante il pontificato di Clemente XI, quasi certamente collegata all’iniziativa di uno o più personaggi pubblici gravitanti attorno all’orbita del Sant’Uffizio o direttamente implicati nell’affaire Tourreil.

Molti dei quesiti inerenti la genesi della partitura vivaldiana rimangono tuttavia ancora irrisolti. Quando e dove fu composta la serenata? Chi ne fu il committente? In quale occasione ebbe luogo la sua prima esecuzione? A queste e ad altre domande si cercheràdi dare risposta nelle pagine che seguiranno, partendo dal presupposto che il testo letterario di questo tipo di composizioni è molto spesso connotato da più livelli di significato e può racchiudere al suo interno la chiave per interpretarne il messaggio recondito.

A tutta prima la serenata racconta la storia di un amore non corrisposto: consigliata dalla propria confidente, Nice, la ninfa Eurilla cerca invano di conquistare l’affascinante Alcindo. Questi le offre dapprima la sua venerazione e poi accondiscende a fingersi innamorato, senza però rinunciare alla propria libertà. Esacerbata dal comportamento elusivo di Alcindo, Eurilla rende esplicite le sue vere intenzioni e ammette di aver a sua volta simulato un sentimento amoroso solo per punirne l’alterigia. Nel coro conclusivo ella esorta perciò le ninfe e gli altri pastori a tendergli un agguato per fare scempio del suo corpo.


Elenco delle arie

Part Prima
Eurilla, Mio cor, povero cor!
Eurilla, Con i vezzi lusinghieri
Nice, Digli che miri almeno
Alcindo, Mi sento in petto
Eurilla, Se all’estivo ardor cocente
Eurilla, No, che non e vilta
Alcindo, Nel suo carcere ristretto
Eurilla, Alla caccia d’un core spietato
Nice, Ad infiammar quel seno

Parte Seconda
Alcindo, Acque placide che correte
Nice, Come l’erba in vago prato
Alcindo, Dell’alma superba
Eurilla, La dolce auretta
Alcindo, L’altero bianco giglio
Nice, Di Cocito nell’orrido regno
Eurilla, Vorresti lusingarmi