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Ghisi: due prime assolute in novembre

Ghisi: due prime assolute in novembre

Mese di novembre intenso per Daniele Ghisi, con due prime assolute: This is the Game per voce ed elettronica e La Chute per orchestra d’archi e video.

Daniele Ghisi sarà il composer in residence della prima edizione del Rockenhausen Festival for New Music, rassegna che (sotto il patrocinio di Helmut Lachenmann) si svolgerà dal 1° al 4 novembre nella cittadina tedesca.
Durante il festival, organizzato da Lydia Thorn Wickert, verranno presentati alcuni suoi brani, tra cui la prima assoluta di This is the Game per voce ed elettronica. Salome Kammer è la solista 
This is the Game è una commissione del festival di Rockenhausen e di Milano Musica. 

Il 30 novembre a St-Martin d’Hères, l’Orchestre des Pays de Savoie, diretta da Pierre-André Valade, presenterà la prima assoluta di La Chute, per orchestra d’archi, elettronica e video. La composizione, come nei precedenti lavori di Ghisi, si avvale della collaborazione del video-maker Boris Labbé che offre una lettura di immagini del libro d’Hénoch sulla caduta degli angeli ribelli.

Estrapoliamo alcuni frammenti dall’intervista che il compositore ha rilasciato al festival di Rockenhausen. I testi dell’intervista sono stati assemblati da Jens F. Laurson.


Le origini
L’edizione del Milano Musica Festival di quest’anno propone la prima assoluta, a lungo posticipata, dell’opera di Kurtág, 'Fin de partie', dal lavoro di Samuel Beckett 'Endgame'. Quando mi hanno chiesto se potevo scrivere un pezzo da eseguire a Milano Musica, mi hanno suggerito qualcosa che seguisse vagamente queste linee. Nello stesso periodo ho ricevuto la chiamata del Rockenhausen Festival e ho chiesto loro se potevano essere interessati a co-commissionare This is the Game. Sono stati d’accordo, e ora la prima avrà luogo qui a Rockenhausen, prima di andare a Milano.

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Scrivere per voce è difficile
Scrivere per voce è difficile per me. Alcuni compositori avvertono che nei loro confronti vi è l’aspettativa che facciano qualcosa che non è mai stato fatto prima, che esplorino nuovi estremi. È come prendere un violino e cercare di trarre da esso qualunque suono, tranne quello che lo strumento è deputato a dare. Sono molto interessato ad alcuni modi di trattare la voce che derivano dalla musica pop o dal rock piuttosto che dalla post-avanguardia. Mi piace la 'Sequenza III' di Luciano Berio, ma penso che sia stata una sorta di esperimento, uno studio, e non voglio scrivere per voce in quel modo. L’uso della voce come strumento ha comunque portato a cose molto importanti, ma io non desidero esplorare questa parte dell’universo musicale. Ci sono numerosi compositori moderni che hanno trovato modi interessanti di trattare la voce, come Stefano Gervasoni, Mauro Lanza, Heinz Holliger. E uno dei miei preferiti in assoluto è Fausto Romitelli.

Le cose “progrediscono” da sole
Ritengo che esista un certo margine per trovare una “vocalità” quando si scrive musica per la voce umana. Non si tratta di estendere le possibili forme espressive di una voce, ma di trovare la misura perfetta per rappresentare un universo sonoro. Non credo di esagerare quando dico che i Beatles sono un buon esempio di chi ha trovato la voce perfetta per la propria musica. Per me questo è molto più interessante che cercare di renderla "a-vocale" o prendere un violino e cercare di trovare il suono più nuovo che possa essere estratto dalla combinazione di legno, crini e filo metallico.

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Comporre significa ascoltare
Mi interessa la musica “basata su un corpus” … la musica basata su un insieme di cose. Quando inizio a scrivere, invece di avere solo una matita e un pezzo di carta, e magari dei pentagrammi sulla carta, cerco di avere una matita digitale, della carta digitale e degli strumenti digitali. E l'insieme di cose con cui inizio è un enorme insieme di suoni esistenti: suoni precostituiti, un database di suoni – ad esempio la musica romantica del 19° secolo.

Ascoltare musica è un’esperienza sensoriale
Ho già detto che amo la musica di Fausto Romitelli. Un tale entusiasmo per un compositore suggerisce che non lo si ammira soltanto per la tecnica o per le particolari abilità impiegate, ma che si trae veramente gioia dall’ascoltare il suo lavoro. Comporre e ascoltare musica non è un esercizio di apprezzamento di mezzi tecnici o di superamento dei confini. In definitiva è un'esperienza sensoriale, che crea divertimento ed emozioni.
 





Foto: Deborah Lopatin

 
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