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Marinuzzi: Palla de’Mozzi prima moderna a Cagliari

Marinuzzi: Palla de’Mozzi prima moderna a Cagliari

Grande successo ha avuto la prima moderna di Palla de’ Mozzi, melodramma in tre atti di Gino Marinuzzi, messa in scena, dopo quasi 80 anni dall’ultima rappresentazione, il 31 gennaio scorso (repliche fino al 9 febbraio) al Teatro di Lirico di Cagliari (direttore Giuseppe Grazioli, regia di Giorgio Barberio Corsetti, scene e video Pierrick Sorin).

Palla de’ Mozzi, su libretto di Giovacchino Forzano, venne rappresentata per la prima volta nel 1932 al Teatro alla Scala. Fu ripresa varie volte nell’arco di un decennio (in Italia e all’estero) - sempre sotto la direzione del compositore - riscuotendo grande successo di pubblico. La reazione della critica fu sempre favorevole, considerando l’opera uno straordinario esempio di rinascita del melodramma italiano. L’ultima rappresentazione, di cui siamo a conoscenza, è avvenuta nel 1942 al Teatro dell’Opera di Roma. 

Il melodramma è ambientato nel Rinascimento. I personaggi, di fantasia, agiscono in un contesto storico.

La trama
Siamo in Toscana ai tempi dei Medici. Il castello di Montelabro (presso Siena) è assediato dalle Bande Nere, il cui capo è Palla de’Mozzi, capitano di ventura spietato e sanguinario, devoto alla memoria di Giovanni delle Bande Nere. Suo figlio (Signorello), invaghito della bella erede dei Montelabro (Anna Bianca), lascia fuggire il nemico assediato (il padre dell’amata), salvandolo da morte certa. Per questo motivo viene condannato da Palla de’ Mozzi alla pena capitale. Ma quando i soldati impongono al capitano di graziare il figlio, il capitano è costretto a togliersi la vita per salvare l’onore.

Dal programma di sala del Teatro Lirico di Cagliari:
[...] La partitura di Palla de’ Mozzi, alla quale Marinuzzi lavorò per dieci anni, correggendo fino all’ultimo ogni dettaglio, […] rappresenta una summa delle sue esperienze di compositore e di direttore. In quest’opera sembra aver trovato oltre a una estrema compattezza della struttura drammatica, anche una via molto personale nell’orchestrazione, che sfrutta divisioni estreme degli archi (fino a ventiquattro parti reali), anche nelle regioni gravi che in genere non si percepiscono come suoni distinti ma come colore, come se ci fosse una turbolenza, qualcosa che ribolle, creando una tensione d’ascolto molto particolare.[...]
(Gianluigi Mattietti)


"Artisti in scena" - Ideazione e realizzazione: Fabio Marcello, Priamo Tolu - Audio: Antonio Ferraro - Fondazione Teatro Lirico di Cagliari

Alcune recensioni (estratti):

[...] Una storia incastonata in una scrittura orchestrale moderna, densa, ricca di colori e sfumature. Attento ai particolari di questa complessa partitura, il maestro Giuseppe Grazioli fa rivivere il caleidoscopico mondo di Marinuzzi. [...]
(Maria Grazia Marilotti, ANSA Sardegna, 1.2.2020)

[...] Palla de' Mozzi, melodramma in tre atti su libretto di Giovacchino Forzano, è andata in scena ieri sera al Lirico, per la prima volta in tempi moderni, 78 anni dopo la sua ultima esecuzione. Accolta dagli applausi del numeroso pubblico, l'opera risponde a un gusto già novecentesco ma rende omaggio attraverso vari rimandi e citazioni, al ricco patrimonio musicale dei secoli passati. [...]
(Brescia Oggi, 1.2.2020)

[...] Numerose le citazioni topiche da altri melodrammi, mentre la musica cerca di coniugare suggestioni tedesche novecentesche con la grande tradizione melodrammatica italiana. In particolare Marinuzzi introduce lunghi brani sinfonici a scena vuota, seguendo l'esempio wagneriano e riproducendo raffinate sonorità straussiane: bellissimi i finali di atto con la musica che si rarefà lentamente fino al silenzio.[...]
(Alberto Mancini, Belcanto e dintorni, 3.2.2020)

[...] En general, Marinuzzi evita el énfasis, manteniendo una controlada nobleza de acentos dentro de un gusto ecléctico, abierto más a elementos italianosy franceses que a autores como Strauss o Wagner, de los que fue un gran intérprete... Suscitan interés algunos detalles: los momentos de superposición densay compleja de diferentes elementos o la búsqueda en ocasiones de una pátina arcaica, además, claro, de una sabiduría en cuanto a la escritura orquestal, que, sin embargo, no se corresponde con una abundancia de ideas demasiado persuasiva. [...]
(Paolo Petazzi, Scherzo, 4.2.2020)

(…) Marinuzzis Musik ist voller raffinierter Farben und verlangt ein umfangreiches Orchester. Es kommt immer wieder zu umfangreichen rein orchestralen Stellen, die sehr viel Atmosphäre verströmen. Die Behandlung der Gesangslinie ist in erster Linie deklamatorisch mit manchen schwierig zu singenden Höhenexplosionen, die an einen Verismo erinnern, den Marinuzzi eigentlich überwinden wollte, was in der an Ravel und Debussy, aber auch vor allem Richard Strauss erinnernden Orchesterhandlung deutlich wird. Fanfaren und Marschmusik beherrschen die militärischen Moment, während man sich für die lyrischen Momente, vor allem im großen Duett Signorello-Anna Bianca des 2. Akts eine dramaturgisch straffere Hand wünschen würde.
(Eva Pleus, Der Opernfreund.de, 31.1 2020)

[...]L'arditezza dell'armonia è stemperata da un'arte sempre suprema dell'orchestrazione, che si apre e chiude come nuvole. […] Ampi e sereni interludi orchestrali si giustappongono a una sorta di Sinfonia bellica (inizio del II atto) di violenza espressionistica. […] Il duetto d'amore fra Signorello e Anna Bianca, ispirato insieme al Parsifal e a Strauss ma affatto originale (Signorello è in parte figura parsifaliana, giacché redentore coll'offerta del suo sangue), è una pagina miracolosa. Una Passacaglia getta un ponte fra Bach e Sciostakovic, raccogliendo anche l'esempio di Webern e anticipando Dutilleux, ambedue ignoti a Marinuzzi. Gli ultimi accordi di Do maggiore sono fra i più luminosi e meglio strumentati della musica. La partitura mostra anche una cultura musicale sterminata ed è, cosa non rara nella musica del Novecento, come una sintesi di tutta la storia della musica. [...]
(Paolo Isotta, Libero, 13.2.2020)









Foto: Priamo Tolu

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