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Filidei: Il nome della rosa WP

Filidei: Il nome della rosa WP

Francesco Filidei torna sul palcoscenico operistico con Il nome della rosa, la sua prima opera mai rappresentata al Teatro alla Scala e sei anni dopo L’Inondation. Ispirata al celebre romanzo di Umberto Eco, l'opera è una commissione congiunta del Teatro alla Scala e dell'Opéra National de Paris, coprodotta con l'Opera Carlo Felice di Genova.

Tutte le rappresentazioni milanesi - messe in scena da Damiano Michieletto e dirette da Ingo Metzmacher - hanno registrato il tutto esaurito e un grande successo di pubblico e di critica internazionale. La produzione segna una tappa significativa nella carriera di Filidei e proseguirà con le rappresentazioni a Genova nel 2026 e a Parigi nel 2028, dove si terrà la prima della versione francese.

Trailer

 

Su Il nome della rosa

Per impostare la struttura della composizione, Francesco Filidei si è chiesto innanzitutto quale sarebbe stato il punto di vista di Umberto Eco se fosse stato un musicista anziché uno scrittore. La risposta sta nell'analizzare la struttura narrativa del romanzo per tradurla in drammaturgia musicale. Un aspetto importante sarebbe quello di far luce sul rapporto del testo con i romanzi popolari del XIX secolo - soprattutto quelli provenienti dalla Francia, come Il conte di Montecristo, I misteri di Parigi e altri - e con le opere liriche dello stesso periodo - soprattutto quelle provenienti dall'Italia, come Don Carlos, Il Trovatore e molte altre. Lo stesso Eco, spiega Filidei, indica la strada quando nel post-scriptum a Il nome della rosa fa riferimento a “un libro che assumeva una struttura da melodramma comico, con lunghi recitativi e ampie arie”. In alcune interviste, Eco racconta come l'ispirazione per la sua scrittura sia stata tratta dalla collazione di Mahler di vari materiali per la creazione delle sue sinfonie (qui non possiamo non ricordare l'amicizia di Eco con Luciano Berio e il Terzo Movimento di Sinfonia, che gravita intorno allo Scherzo della Sinfonia n. 2 di Mahler). Tutto questo per dire che Filidei sviluppa il suo discorso musicale come se fosse una struttura portante sinfonica, su cui innesta una successione di arie e recitativi - come se fossero pezzi autonomi e autosufficienti - il cui materiale deriva principalmente da variazioni su melodie gregoriane. È la dimensione sacra che giustifica il passaggio dalle parole dette o scritte al canto forte e deciso.

Dal punto di vista drammaturgico, l'opera - strutturata come un vero e proprio grand opéra, con ventuno personaggi - sfrutta la costruzione del romanzo, in cui gli avvenimenti sono sempre presentati in forma di “racconto” e a ciascuno è dedicata un'aria propria. Le riflessioni teologiche e filosofiche di Eco ne Il nome della rosa, difficilmente teatralizzabili, si riflettono nella costruzione formale di alcune sezioni dell'opera di Filidei, attraverso madrigalismi e strutture di leitmotiv associati ai vari temi proposti. Filidei condivide con Eco la passione per la materia del linguaggio, sia esso composto da parole o da note musicali, e il gusto per la struttura e la simmetria. Il nome della rosa è suddiviso in sette giornate, di cui tre costituiscono il primo atto e quattro (l'ultima è una breve chiusura) il secondo atto. I due atti assumono una forma simmetrica, mentre ogni scena è costruita su un'unica nota: do, do diesis, re bemolle, re... e così via, specularmente, fino al do. Il risultato è un'architettura formale rigorosa che, in termini di rappresentazione grafica, è labirintica, o il ripiegamento di petali. Ovvero, un'opera a forma di rosa.

Intervista con Francesco Filidei

 

Dietro le quinte

Intervista con Damiano Michieletto

Intervista con Paolo Fantin

Dalla stampa

Per molti di quelli che hanno conosciuto o letto Umberto Eco e ieri sera erano alla Scala alla prima mondiale de «Il nome della rosa», l’opera è stata tre ore di tonfo al cuore: fedeltà al testo e alta qualità senza concessioni al pop, con tutto quello che ciò comporta.
Il Corriere della Sera

Habemus fumata bianca: il tempo dell'opera contemporanea è ricominciato. Il nome della rosa di Francesco Filidei al debutto in Scala, prima assoluta, segna un prima e un dopo nel teatro musicale del nostro tempo. [...] La sua nuova opera è un capolavoro.
Il Sole 24 Ore

 

Nella sua Postilla al Il nome della rosa, Umberto Eco confessava di aver visto il suo primo romanzo come una sorta di opera buffa, con tanto di arie e recitativi. Adattando questo “giallo medievale” con Stefano Busellato, Francesco Filidei e il regista Damiano Michieletto hanno realizzato un tour de force in cui la complessità lascia il posto al lirismo.
Diapason

Il progetto di un'implementazione musicale-drammatica della narrazione sapientemente costruita, ricca di riferimenti intertestuali, ha suscitato un certo scetticismo, ma alla fine è stato chiaro: ha funzionato..
Frankfurter Allgemeine

Ma il successo si basa innanzitutto sull'estetica musicale di Francesco Filidei che, nelle sue parole, ha cercato di coniugare le due grandi tendenze della musica italiana del dopoguerra, il festival pop di Sanremo e le avanguardie del dopoguerra, incarnate da Luigi Nono, Luciano Berio e Salvatore Sciarrino, uno dei maestri di Filidei. Sanremo più avanguardia? In quest'opera funziona in modo meravigliosamente divertente e il pubblico milanese, non troppo aperto alle novità, celebra con entusiasmo sia il musicista che il compositore.
Süddeutsche Zeitung

 

photos: © Brescia e Amisano / Teatro alla Scala

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