Nel 1992, la morte dei magistrati Falcone e Borsellino rappresentò il culmine di una stagione terribile, in cui la mafia tentò un sistematico attacco alle istituzioni. A trent’anni dalle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio, una prima esecuzione assoluta commissionata per dare vita a una collaborazione tra importanti istituzioni italiane e per mettere in scena uno spettacolo con giovani artisti di varia provenienza in un’ideale sinergia, per non dimenticare.
Con musica di Marco Tutino e drammaturgia e regia di Emanuela Giordano, L’eredità dei giusti è commissionato da Teatro Regio Torino, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Fondazione per la Cultura Torino - MITO Settembre Musica e Teatro Massimo di Palermo. Lo spettacolo andrà in scena il 27 maggio a Torino, il 28 giugno a Milano e il 19 luglio a Palermo.
Casa Ricordi è orgogliosa di pubblicare insieme all’editore italiano Suvini Zerboni questo nuovo lavoro, nel solco di una tradizione editoriale che sin dalle origini ha dato voce all’impegno civile attraverso la musica, portando da sempre sulle scene di tutto il mondo storie e denunce, lucide immagini di ogni presente. Dalle sfide con la censura ai più alti ideali, da Giuseppe Verdi a Luigi Nono, fino ad arrivare a Giorgio Battistelli, Olga Neuwirth e a tutte le voci che continuano a raccontare la società contemporanea e le sue contraddizioni.
Note sull'opera
«L’eredità dei giusti – spiega la regista Emanuela Giordano – scava nella memoria e rievoca lo sgomento del nostro paese, quando, nel 1992, l’Italia si ritrova orfana di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I due magistrati vengono uccisi a poche settimane di distanza uno dall’altro, insieme agli uomini delle loro scorte. Esattamente dieci anni prima, sempre a Palermo, la mafia uccideva il Generale Dalla Chiesa, sua moglie e un agente di scorta. Con le stragi di Capaci e Via D’Amelio, ribadisce la sua volontà di sfidare lo Stato e lo fa in modo eclatante. Ma le stragi provocano una reazione popolare che i mafiosi forse non si aspettavano. Un fiume umano si riversa nelle strade chiedendo giustizia. L’omertà della borghesia siciliana si schianta contro un’ineluttabile verità: è tempo di reagire, di non avere paura, di essere uniti».
Purtroppo il cammino è ancora lungo: se la criminalità organizzata, oggi, ha smesso di uccidere secondo quello schema, non ha perso la sua pericolosità, anzi, si è insinuata tra le pieghe della società, indossando una maschera di apparente rispettabilità.
«L’eredità dei giusti è una eredità ingombrante – dice Marco Tutino – perché ci costringe a sapere che contro l’ingiustizia, la violenza, il sopruso e l’arroganza della criminalità e della mentalità mafiosa si può lottare, si può dire no. Falcone e Borsellino ce lo chiedevano allora, e continuano a chiedercelo ogni volta che li ricordiamo, in pubblico e in privato: non giratevi da un’altra parte, non abbassate lo sguardo. È un invito al quale non ci si può sottrarre soprattutto oggi, quando tutto ci sembra troppo forte e invincibile e inaffrontabile solo con la nostra fragile e indifesa volontà individuale. Questo racconto per musica, canto e parole recitate è il nostro modo di ribadire la possibilità di ribellarsi, e di non dimenticare chi lo ha fatto per tutti noi. In una terra complicata e bellissima, che ha visto nascere accanto al male una grande Poesia e la profondità di un pensiero prezioso. Un racconto di testimonianze e di speranza, amplificate dalla musica non di scena, bensì protagonista anch’essa».
Estratto dalle note di programma del Piccolo Teatro di Milano
Immagine di Marzia Caruso / Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ©Teatro Regio Torino