Donne compositrici, Parte 4: Francesca Verunelli
Per secoli la musica classica è stata composta ed eseguita da uomini: negli ultimi decenni anche in questo campo la situazione è cambiata. In questa serie presenteremo le donne compositrici del nostro gruppo editoriale.
E’ ora il turno di
Francesca Verunelli.
Francesca Verunelli è nata in Italia in un paese vicino a Firenze. Completa i suoi studi a Firenze e a Roma frequentando il corso superiore di perfezionamento in Composizione dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Dal 2008 vive a Parigi ove ha un’intensa attività come compositrice e ricercatrice all’IRCAM, mantenendo anche i contatti con le istituzioni musicali italiane. E’ del 2010, infatti, la sua presenza alla Biennale di Venezia con il brano En Mouvement (Espace Double) eseguito dalla Mitteleuropa Orchestra, diretta da Andrea Pestalozza, che le valse il Leone d’argento. Nel 2011 riceve una commissione dall'Ircam per un quartetto d'archi con elettronica Unfolding, eseguito dal quartetto Arditti alla Biennale Musiques en scène 2012, Lione e successivamente in altre sedi e una commissione congiunta di NeueVocalsolisten Stuttgart e Biennale di Venezia per un lavoro di teatro musicale (Serial Sevens). Scrive vari brani per strumento solista ed elettronica e per ensemble (Cinemaolio, Déshabillage impossible, Five Songs tra i lavori più recenti). Vincitrice dell’ Art Mentor Foundation Lucerne Award 2012 riceve la commissione del brano orchestrale Graduale, Disambiguation, per la Luzerner Sinfoniorchester LSO.
Per il programma radiofonico ‘Alla breve’ Radio France le commissiona nel 2013 The Narrow Corner, registrato dall’Orchestre Philharmonique diretta da Susanna Mällki, e trasmesso nel febbraio 2015. Altri importanti committenti sono l'ensemble Court-Circuit, il coro da camera Accentus, il GMEM di Marsiglia (dove è stata compositore in residenza nella stagione 2014/2015), il CIRM di Nizza, la Cité de la Musique, ICE (Contemporary International Ensemble New York). Attualmente è compositore in residenza alla Casa de Velasquez (Académie de France a Madrid). Progetti futuri includono commissioni da importanti istituzioni internazionali.
Rivolgiamo alla compositrice qualche domanda per meglio comprendere la sua estetica.
Chi sono (se ci sono) i Suoi padri artistici. A chi si sente più vicino.
Mi sono formata sui "classici" più o meno recenti della tradizione della musica scritta occidentale, e molta di questa musica - per così dire da Monteverdi a Grisey - non ha mai smesso di interrogarmi e di interessarmi. Tuttavia sono un'ascoltatrice onnivora, e quello che succede in tutta la musica mi interessa - quella non scritta, di altre tradizioni, e di altri "stili" per così dire. Il fenomeno dell'ascolto è all'origine del pensiero musicale e credo che tutto il sonoro che ci circonda offra un'inesauribile fonte di riflessione sull'ascolto in quanto compositori.
Preferisce scrivere per piccoli o grandi organici, ed eventualmente perché.
Ci sono dei problemi compositivi sui quali lavoro da anni e direi che ogni pezzo è una sorta di "declinazione" o "manifestazione" concreta che nasce dall'incrocio di queste linee di ricerca di lunga durata con il determinato mondo strumentale di un ensemble piccolo o grande. Quindi in realtà ogni organico offre un universo sonoro specifico con cui si confrontano e si misurano alcune idee più generali, e viceversa alcune idee possono manifestarsi in un certo modo perché si sono confrontate con un mondo strumentale piuttosto che con un altro.
Ogni organico è quindi una sfida interessante da questo punto di vista. Ma è anche vero che ci sono periodi in cui un organico ci corrisponde meglio, o le idee che ci stanno a cuore si adattano meglio a un effettivo piuttosto che a un altro. In questo momento amerei scrivere di più per grande orchestra.
Quanto è importante per Lei la sperimentazione e quanto la ricerca di comunicare.
Non cerco né di sperimentare per il puro desiderio di sperimentare, né di comunicare tanto per voler comunicare. Penso alla musica attraverso e nella musica. Ci sono dei "problemi" compositivi e musicali che mi si pongono con grande urgenza. E che costantemente vivono nei miei pensieri. E cerco delle risposte a questi interrogativi senza pormi limiti riguardo ai "mezzi" compositivi che mi saranno necessari per affrontarli. Non mi pongo limiti rispetto alla difficoltà esecutiva o di ascolto apriori, né cerco la difficoltà in quanto tale. Ritengo che solo con la massima sincerità rispetto al nostro ascolto possiamo sperare di provocare negli altri un'esperienza di ascolto interessante. Finalmente abbiamo solo il nostro proprio orecchio per misurare e comprendere e non possiamo che contare su quello.
Il 22 gennaio a Monaco, nella stagione di Musica Viva, l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, diretta da Susanna Mällki eseguirà la prima assoluta di The Narrow Corner. Ci parli di questo brano, della sua poetica.
La Radio mi aveva chiesto un brano in cinque "puntate" radiofoniche di due minuti di musica ognuna. E ho voluto cercare una maniera di approcciare questi segmenti di due minuti in una maniera che risultasse unitaria pur nella separazione temporale. Ne risultano cinque momenti che sono come cinque prospettive paradossali su un unico mondo sonoro. La narrazione che ne risulta è ellittica e gli elementi si contestualizzano decontestualizzano e ricontestualizzano secondo lo scorcio che il punto di vista, volta per volta, ne offre. Questo è il senso di cinque momenti brevi, che non sono movimenti ma sono "in movimento". Per cinque volte l'immagine del tutto, di cui il punto di vista - "the narrow corner" appunto - impedisce un'interpretazione univoca, può essere completata differentemente.
Cosicché la forma globale non è lineare ma "in profondità", una sorta di permanenza di un luogo attraverso varie prospettive temporali.