Il 18 aprile (repliche fino al 17 maggio) verrà presentata a Dortmund la prima tedesca di
Quartett, opera di Luca Francesconi ispirata all’omonima pièce teatrale di Heiner Müller, liberamente tratta da
Les Liaisons dangereuses di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos.
Dal 2011
Quartett (commissionata dal Teatro alla Scala e dai Wiener Festwochen) è stata rappresentata più di 60 volte con cinque produzioni diverse. Il Theater Dortmund ne presenta una nuova, la cui regia è affidata a Ingo Kerkhof. I due interpreti sono Allison Cook nei panni della Marquise de Merteuil e Christian Bowers in quelli del Vicomte de Valmont. L’orchestra è diretta da Philipp Armbruster.
Abbiamo colto l’occasione di questa importante prima tedesca, per rivolgere alcune domande al nuovo sovrintendente dell’Opera di Dortmund, Heribert Germeshausen.
Intervista
Questa è la Sua prima stagione come sovrintendente all’Opera di Dortmund. Fino ad oggi il repertorio è stato in gran parte convenzionale – Puccini, Rossini, Bernstein… Quartett di Francesconi è un’opera contemporanea. Cosa l’ha spinta a inserirla nella programmazione?
Nella prima metà della stagione, mi sono concentrato principalmente nel prendere confidenza con la struttura, il team e costruire un rapporto di fiducia con il pubblico. Dortmund non è un posto “facile” per la forma d’arte che l’opera lirica rappresenta, certamente non per l’opera contemporanea. Al momento del mio insediamento come sovrintendente, il teatro - che ha 1170 posti a sedere - aveva registrato appena 86 abbonamenti. Questo significava che il numero degli spettatori doveva essere aumentato soprattutto attraverso la vendita dei singoli biglietti. Per questa ragione per me è stato importante comunicare al pubblico, fin dall’inizio, che l’Opera di Dortmund ha a disposizione straordinari musicisti e che, in particolari occasioni, sarebbero stati accompagnati da eccellenti cantanti ospiti. Con questi artisti, possiamo mettere in scena i capolavori operistici con idee registiche stilisticamente eterogenee e sempre avvincenti. Ora, che abbiamo dimostrato questo nei primi cinque titoli, io e la mia squadra abbiamo programmato tre opere contemporanee per la seconda metà della stagione. La prima tedesca di
Quartett di Luca Francesconi partirà col botto.
In un’intervista a 'The Guardian', Francesconi ha commentato così la sua opera: “E’ un’opera violenta: è il sesso, è blasfemia, è l’assenza di misericordia”. Lei è d’accordo? Qual è il Suo parere personale in merito?
Chi vorrebbe contraddire il compositore? Per me,
Quartett è una delle più avvincenti opere dal 2010.
Quartett è spesso rappresentata in tutto il mondo – per esempio alla Scala, negli Stati Uniti e alla Royal Opera di Londra. Adesso state allestendo la prima tedesca. Cosa possiamo aspettarci dalla produzione dell’Opera di Dortmund?
Una delle cose più affascinanti di
Quartett è la natura ‘multi-strato’ del materiale di partenza e del lavoro in sé. Basandosi sulla trama del romanzo epistolare del 1782
Les Liaisons dangerouses di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos (primo strato), Heiner Müller scrive 'Quartett' (secondo strato) nel 1981, ambientandola in un nuovo contesto politico (prima della rivoluzione francese/dopo la terza guerra mondiale). Luca Francesconi realizza un adattamento in inglese del testo (terzo strato) e ne compone la musica (quarto strato). In aggiunta a questo, su un quinto strato, Ingo Kerkhof concepisce una messa in scena estremamente pura e musicale, che non oscura le dimensioni politiche, ma che si allontana chiaramente dalle produzioni dominate dalla tecnologia, come quella della prima mondiale diretta da Alex Ollè.
Ingo Kerkhof ha diretto drammi e opere per più di un ventennio. Quali motivi l’hanno spinta a contattarlo per Quartett?
Kerkhof è uno dei registi più musicali che conosca. Collaborando con me a Heidelberg, ha realizzato in modo empatico e commovente la messa in scena delle seconde produzioni di tre opere impegnative:
Dionysos di Wolfgang Rihm,
Morgen und Abend di Georg Friederich Haas e
Benjamin di Peter Ruzicka. E con grande successo ha prodotto lavori come
Lohengrin di Sciarrino, alla Staatsoper di Berlino e
Wozzek di Berg, all’Opera di Colonia. La sua sensibilità musicale dimostrata nel lavoro con i cantanti, e l’immedesimazione nel contesto politico permetteranno di imprimere il suo stampo anche su
Quartett.
A partire dalla stagione 2011/12 fino alla 2017/18 Lei è stato direttore dell’opera al Teatro di Heidelberg, dove la musica contemporanea occupava, allo stesso modo, una posizione di rilievo nel programma d’opera. Perché considera il teatro musicale contemporaneo una parte tanto importante del repertorio?
La musica contemporanea è essenziale per un teatro d’opera “vibrante”, perché è uno dei suoi due pilastri centrali – l’altro è quello di promuovere il repertorio della grande tradizione, in allestimenti che si sposino con l’estetica contemporanea – a rendere vivo il genere ‘opera’ il più lungo possibile. Ma un teatro d’opera “vivo” dipende da un pubblico vivo. Appagare quel pubblico e renderlo più numeroso richiede anche l’introduzione del teatro musicale contemporaneo.
Qual è la Sua idea di teatro d’opera moderno? Lei come descriverebbe complessivamente la sua prospettiva di drammaturgo, direttore di teatro e artista in generale?
La forma dell’opera è per me la più grande invenzione artistica dell’intelletto umano e, in virtù di questo, è la forma d’arte del nostro tempo. Inoltre, nella nostra epoca dei media (che generano isolamento), il teatro è uno dei pochi luoghi rimasti in cui si sta sviluppando una sorta di “intelligenza empatica”. Questo è il motivo per cui lavoro in un teatro che si apre completamente alla comunità e ne assorbe gli impulsi, senza perdere la sua identità. Ho pensato allo slogan del RuhrOper 21 per Dortmund. Mi piacerebbe vedere un teatro in cui l’affluenza di pubblico sembri quello di una città intera, e che - proprio per questo, e non a dispetto di ciò - sia tra le realtà più eccitanti del paese.
Allo scopo di favorire la partecipazione all'opera, oltre alle visite scolastiche che possono essere vissute come un dovere, all'inizio del mio mandato di sovrintendente ho istituito un nuovo dipartimento per i progetti di sensibilizzazione. In questo dipartimento, una posizione tutta speciale è occupata dal primo teatro d’opera (istituzionalizzato) dei cittadini in Germania: “We Do Opera!”.
L’opera dei cittadini di Dortmund permette a chiunque sia interessato di salire sul palco di una produzione di musica per il teatro, in cui lui/lei abbiano contribuito a svilupparne il contenuto. In questa iniziativa, siamo molto aperti a stimoli musicali al di fuori del canone classico, ma senza rinnegare la nostra eredità. Allo stesso tempo, produciamo i capolavori del repertorio e commissioniamo nuovi lavori. L'opera è il genere perfetto per le generazioni che consumano la musica quasi esclusivamente connettendosi con immagini colorate in movimento - su video o su YouTube. È proprio quello che non tutti hanno ancora notato! Mi sto impegnando per un cambiamento.
Foto: © Thomas Jauk