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Alla ricerca del primo Simon Boccanegra

Alla ricerca del primo Simon Boccanegra

Roger Parker racconta la nascita del Simon Boccanegra di Verdi, presentando la nuova edizione critica della prima versione (1857) da lui curata per Casa Ricordi, disponibile a noleggio.

La decisione di Verdi di scrivere una nuova opera per il Teatro La Fenice di Venezia, da eseguirsi nei primi mesi del 1857, è ampiamente documentata. Alla metà del 1856, Verdi aveva sicuramente già deciso di scrivere un'opera per il Carnevale della stagione 1856-1857, evitando però di prendere impegni con un teatro o su uno specifico argomento, probabilmente perché stava ancora considerando l'idea di lavorare sul Re Lear. Solamente a luglio inoltrato, alla vigilia di un viaggio di sei mesi a Parigi, è in una lettera al suo librettista di lunga data (e di altrettanta lunga sofferenza) Piave che leggiamo per la prima volta la decisione di Verdi di mettere in musica un altro dramma di Antonio García Gutiérrez, il suo Simón Bocanegra, andato in scena a Madrid nel 1843. È chiaro che Verdi lavorò sul libretto del Boccanegra durante la sua permanenza a Parigi, utilizzando a questo scopo Giuseppe Montanelli, poeta e politico toscano in esilio in Francia. Al suo ritorno in Italia, spese quattro intense settimane a cavallo tra gennaio e febbraio 1857 per comporre la base del tessuto musicale dell'opera. Il 18 febbraio Verdi partì per Venezia e, com'era solito fare, una volta sul posto si dedicò contestualmente sia alle prove con i cantanti che all'orchestrazione della partitura. Emersero come sempre i soliti problemi dell'ultimo minuto, forse in particolare con i costumi, alcuni dei quali, in occasione della prova generale del 10 marzo, vennero definiti "indegni" se non "indecentissimi". La prima esecuzione ebbe luogo il 12 marzo.

L'opera, com'è noto, non fu un successo. Come sempre, le critiche su giornali e riviste riportarono opinioni diverse, con la Gazzetta musicale di Milano di Ricordi (comprensibilmente) molto più positiva rispetto alla maggior parte dei giornali veneziani. I cantanti principali furono applauditi ma la reazione tiepida del pubblico fu dovuta (a detta dei critici) alle tinte generalmente scure del dramma e al fatto che la maggior parte della partitura sfruttasse il declamato. Forse in parte a causa di questa ricezione indifferente, Verdi supervisionò personalmente la ripresa dell'opera a Reggio Emilia nel giugno 1857, integrando alcuni importanti cambiamenti nella partitura, sia a livello musicale che scenico. Nonostante ciò, nella maggior parte delle esecuzioni successive il pubblico rimase incapace di apprezzare le qualità inusuali dell'opera: Boccanegra acquisì la nomea di lavoro “problematico” e il titolo fu evitato dai teatri più prestigiosi. Molto presto l'opera fu limitata alle scene dei palcoscenici minori, fino quasi a scomparire all'inizio degli anni '70 dell'Ottocento. Ma a quel punto un giovane Giulio Ricordi, ansioso di promuovere ulteriormente il titolo, iniziò a covare alcuni piani con l'obiettivo di una revisione approfondita, che vide la luce nel 1881.

La nuova edizione Ricordi del Simon Boccanegra del 1857 è la prima basata sull'autografo verdiano dell'opera. Tutte le versioni precedenti hanno preso il testo musicale da una vecchia riduzione per pianoforte pubblicata da Ricordi e da diverse altre copie manoscritte. Queste sono tendenzialmente affidabili nel riportare le note che Verdi scrisse; ma in termini di dinamiche, fraseggio e altri aspetti fondamentali dell'articolazione, risultano piuttosto approssimative. I materiali autografi forniscono una nuova e ricca risorsa, offrendoci la possibilità di guardare per la prima volte alle istruzioni musicali di Verdi, ricche di dettagli.

Tuttavia, questi materiali sono complessi e a tratti molto difficili da decifrare. Ci sono arrivati su due livelli distinti, ospitati in due luoghi differenti: il primo è il materiale autografo originariamente appartenente alla partitura del 1857, in seguito scartata da Verdi nelle revisioni del 1881; la seconda è l'autografo verdiano della versione del 1881, della quale approssimativamente la metà è ritenuta parte dei materiali del 1857.

Certamente saranno in molti ad insistere sulla superiorità della revisione del 1881 del Boccanegra. È un lavoro sicuramente differente, che risponde ad un mondo musicale e politico che era cambiato radicalmente rispetto alla fine degli anni '50. Tuttavia, se le revisioni del 1881 non ci fossero state, di certo la versione del 1857 manterrebbe ora una posizione importante all'interno del “canone” verdiano. Sotto molti punti di vista rappresenta uno stadio vitale nello sviluppo di Verdi in quel periodo, momento in cui tracciò una nuova rotta, dal suo famoso periodo intermedio della “trilogia” allo stile internazionale delle opere successive. Se questa edizione sarà capace di incoraggiare una simile rivalutazione, svelando alcuni dei più interessanti esperimenti musicali degli anni '50, allora avrà raggiunto il suo scopo.

Roger Parker

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