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Lanza e Quatuor Diotima per Aether is a haunted place

Lanza e Quatuor Diotima per Aether is a haunted place

In programma al Wittener Tage für neue Kammermusik 2021 il ciclo per quartetto d’archi ed elettronica Aether is a haunted place (2017-2021) di Maura Lanza, in cui rumore di fondo, rumore bianco e onde radio si fanno estetica.

L’esecuzione è affidata al Quatuor Diotima, che nel 2017 aveva già eseguito la prima parte del ciclo, The 1987 Max Headroom Broadcast Incident, ispirata ad un celebre caso di intrusione nel segnale televisivo avvenuto nel 1987 a Chicago in occasione del quale un episodio di Doctor Who era stato interrotto dall’apparizione di un individuo travestito da Max Headroom, un personaggio televisivo fantascientifico popolare negli anni ‘80.

A completamento del ciclo, in prima assoluta a Witten la seconda e la terza parte: Memories of the Space Age e The voices didn’t stop after the war.

Ne abbiamo parlato brevemente con Pierre Morlet, violoncellista del Quatuor Diotima, per conoscere da vicino la prospettiva dell’esecutore nella preparazione di questo lavoro.

La prospettiva degli esecutori

Il ciclo si occupa da vicino dell'estetica del rumore di fondo, del rumore bianco, delle onde radio, e in generale del cattivo uso e dei malfunzionamenti della tecnologia. In che modo si esprime il quartetto d’archi all’interno di questo quadro e come interagiscono gli interpreti?
Tutto in questo pezzo è scritto, e questo è un vantaggio. Ci sono alcune preparazioni a livello di corde e accordatura, con alcuni strumenti che suonano in scordatura e oltre all’aggiunta di un po' di Patafix per modificare il suono delle corde. Ci sono molti armonici insoliti, multifonici, e la costruzione del suono è davvero molto complessa. L'opposto di un suono chiaro. E direi che proprio nella realizzazione di queste sonorità sta la relazione del quartetto con le frequenze radio, il rumore di fondo, il rumore bianco. È un lavoro preciso e accurato. Noi musicisti suoniamo con il click in cuffia, per cui non c'è alcuna possibilità di variazione di tempo, dobbiamo seguire il flusso. E questo non è nulla di automatico, ma anzi di estremamente controllato. Si esegue ciò che è scritto, senza cambiare tempo o dinamica. Nella preparazione di questo lavoro diventa fondamentale il riscontro esterno del compositore e dei tecnici, perché a volte il suono degli strumenti o dei microfoni deve essere modificato e noi non abbiamo davvero modo di controllare il suono che produciamo: ciò che ascoltiamo sul palco non è mai esattamente ciò che il pubblico può sentire.

Quali sono le caratteristiche più peculiari del linguaggio di Mauro Lanza in questo ciclo?
Sicuramente due elementi sono particolari in questo pezzo. Il primo è la complessità del suono: lo scopo è quello di creare sonorità a metà strada tra il rumore bianco e gli armonici. Il secondo è il movimento, che è dettato completamente dal compositore e che noi seguiamo meccanicamente utilizzando il click in cuffia. Una grande elasticità, con tensioni e rilasci di tensione.

Estratto dalle note del compositore

L'intero ciclo si occupa dell'estetica del rumore di fondo, del rumore bianco e delle onde radio perdute, dell'uso improprio e dei malfunzionamenti della tecnologia e dell'errata interpretazione di un segnale caotico come pareidolia. È anche, in qualche modo, un omaggio nostalgico a tecnologie obsolete o presto obsolete e alle visioni del futuro che queste tecnologie portavano. Quel futuro ora sembra irrimediabilmente perso, ma il suo fantasma ci perseguita, come gli astronauti morti di Ballard o le voci di Jürgenson. Il ghigno di Max Headroom, che arriva da un futuro oscuro e dominato dai media (quello predetto dalla fantascienza cyberpunk degli anni '80) e che interrompe la fantascienza tecno-ottimista e vecchio stile di Doctor Who, è diventato una metafora di come la distopia abbia preso il posto dell'utopia nel nostro immaginario collettivo.

Mauro Lanza

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Photo: Quatuor Diotima © François Rousseau

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