Compositore, ricercatore e didatta, Marco Stroppa (Verona, 8 Dicembre 1959) appartiene alla prima generazione di compositori italiani che hanno utilizzato l’elaboratore elettronico già da studenti, considerandolo, quindi, un mezzo perfettamente idoneo e naturale per la composizione, al pari degli strumenti della nostra tradizione musicale.
Ha studiato musica in Italia presso i Conservatori di Verona, Milano e Venezia conseguendo, fra il 1980 e il 1983, i diplomi di pianoforte (con Laura Palmieri), musica corale, direzione di coro, composizione (con Guido Begal, Renato Dionisi e Azio Corghi) e musica elettronica (con Alvise Vidolin). Dal 1984 al 1986, grazie a una borsa di studio della fondazione Fulbright, si perfeziona presso il Media Laboratory del Massachussetts Institute of Technology di Cambridge, negli Stati Uniti (musica all'elaboratore elettronico, informatica, psicologia cognitiva, intelligenza artificiale).
Come ricercatore e compositore collabora dal 1980 al 1984 con il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova, dove realizza la prima composizione mista (
Traiettoria, per pianoforte e suoni generati dall’elaboratore elettronico), lavoro che ottenne subito un notevole successo e che continua a essere regolarmente eseguito.
Nel 1982 Pierre Boulez lo invita a unirsi al gruppo di compositori e ricercatori dell’IRCAM (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique), il più grande centro al mondo di musica informatica. Marco Stroppa vi dirige anche il dipartimento di Ricerca Musicale fra il 1987 e il 1990, ma abbandona questa carica per dedicarsi interamente alla composizione, la ricerca e l’insegnamento. I contatti ininterrotti con l’IRCAM sono stati determinanti per la sua crescita musicale e il suo approccio alla musica elettronica.
Come didatta, veste nella quale viene particolarmente apprezzato, ha tenuto lezioni in tutto il mondo. Nel 1987 ha fondato e diretto per 13 anni il corso di composizione e il laboratorio di musica informatica all'International Bartók Festival di Szombathély (Ungheria), uno dei più importanti corsi estivi europei, dedicato alla musica di Béla Bartók e del XX secolo. Questa esperienza gli ha permesso di incontrare grandi musicisti ungheresi, come Péter Eötvös, Zoltán Kocsis, György Kurtág, György Ligeti, Miklos Perényi, Lászlo Somfai, e di scoprire la splendida opera d'innumerevoli poeti.
élet...fogytiglan, dialogo immaginario fra un poeta e un filosofo e
Hommage à Gy.K. testimoniano dell’intensità e del valore di questi incontri.
Nel 1999 vinse la cattedra di professore di Composizione e di Musica informatica presso la Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Stoccarda (Germania), succedendo a Helmut Lachenmann. Ha anche insegnato presso il Conservatoire National Supérieur di Parigi e di Lyon. Dal suo arrivo a Parigi partecipa inoltre regolarmente alle attività didattiche dell’IRCAM.
Vincitore di numerosi premi, Marco Stroppa ha pubblicato numerosi saggi su diverse riviste internazionali.
Sovente raggruppato attorno a cicli tematici, il suo repertorio è ispirato da molteplici sorgenti: la lettura di testi poetici e mitologici, una riflessione socio-politica ed ecologica impegnata, nella tradizione della resistenza italiana di Luigi Dallapiccola e Luigi Nono, lo studio dell'etnomusicologia, grazie ai seminari di Gilles Léothaud a Parigi, e il contatto personale con gli interpreti per i quali scrive, fra i quali Pierre-Laurent Aimard, Teodoro Anzellotti, Mario Caroli, Cécile Daroux, Claude Délangle, Florian Hölscher, Thierry Miroglio, Jean-Guyen Queyras, Benny Sluchin. Esso include composizioni per strumenti tradizionali e per i nuovi media, per il concerto e il teatro musicale, due opere radiofoniche e progetti per occasioni particolari, come la musica per pianoforte ed elettronica per
Race di Pascal Rambert.
Fra i progetti tematici più importanti, si ricordano un ciclo di concerti per strumento solista e orchestra o ensemble spazializzati, ispirati da poesie di W.B. Yeats (
Upon a Blade of Grass, per piano e orchestra,
From Needle's Eye, per trombone, doppio e percussione), due libri di
Miniature estrose per pianoforte solo, un ciclo di composizioni per strumento e “elettronica da camera” (termine di sua invenzione) ispirate da poesie di E.E. Cummings (
Auras,
little i,
I will not kiss your f.ing flag,
...of Silence), e una serie di lavori di musica da camera spazializzata per vari strumenti acustici.
Come natura di foglia per voce ed elettronica, commissionata dall’IRCAM, è stato il suo primo lavoro vocale, dopo il quale seguì
Cantilena, per tre cori di 16 voci,
Lamento, per coro di 6 voci e
Perché non riusciamo a vederla? Cris, appels et clameurs per coro a cappella e viola obbligata ad libitum.
Il suo interesse per il suono, lo spazio, la percezione e la psicologia cognitiva lo ha portato a ripensare il posizionamento degli strumenti sul palcoscenico per fini espressivi, una drammaturgia spaziale che si rivela ed emerge con lo scorrere della musica.
Il progetto teatrale
Re Orso, basato su un testo di Arrigo Boito è stato rappresentato in prima assoluta a Parigi il 19 maggio 2012, all’Opéra Comique.