(18 Marzo 1882 - 01 Agosto 1973)
Gian Francesco Malipiero nacque a Venezia in una famiglia di musicisti. Con il padre Luigi, pianista e direttore d’orchestra, viaggiò fra Trieste, Berlino e Vienna dove studiò al conservatorio tra il 1898-99. Tornato a Venezia si iscrisse al Liceo Musicale ove iniziò gli studi con Marco Enrico Bossi, per poi proseguire come autodidatta al trasferimento di questi a Bologna nel 1902. Spontaneamente scoprì la musica antica italiana e cominciò a trascrivere lavori di Monteverdi, Merulo, Frescobaldi ed altri autori che poteva reperire nella Biblioteca Marciana.
Dopo due anni di studio autonomo, nel 1904 conseguì il diploma di composizione con Bossi a Bologna. Seguirono un corso di perfezionamento con Max Bruch alla Hochschule di Berlino nel 1908, e un viaggio a Parigi ove entrò in contatto con Alfredo Casella e Gabriele D’Annunzio. Qui ebbe occasione di conoscere alcuni lavori di Ravel, Debussy, De Falla, Berg e Schönberg e nel 1913, su suggerimento di Casella, assistette alla prima della Sagra della primavera di Stravinskij, da cui ricevette una impressione molto forte che lo risvegliò (come lui stesso disse) da «una lunga e dannosa letargia». Dopo queste esperienze, Malipiero decise di distruggere quasi tutte le composizioni che aveva scritto fino a quel momento, fatta eccezione per pochi lavori.
Dal 1917 al 1920 si trasferì con la famiglia a Roma e nel 1921 a Parma, ove insegnò al conservatorio di quella città. Dal 1922 prende fissa dimora a Asolo, nel Veneto, che divenne il suo luogo ideale per dedicarsi alla composizione. In una condizione di tranquillità, Malipiero poté dedicarsi alla trascrizione di tutte le opere di Claudio Monteverdi, donando un inestimabile contributo al recupero ed alla diffusione della musica del grande maestro cremonese.
Dal 1932 insegnò composizione al Liceo Musicale di Venezia, di cui divenne direttore dal 1939 al 1952. Ritiratosi dall’insegnamento, continuò a tenere lezioni private e, oltre a dedicarsi alla composizione, collaborò con l’Istituto Antonio Vivaldi per la pubblicazione dell’edizione completa delle opere strumentali del compositore veneziano.
Malipiero è un autore estremamente prolifico e la sua produzione comprende lavori sinfonici; musica da camera, opere teatrali (tra cui:
Tre commedie goldoniane, 1920/22,
Torneo notturno, 1931,
La favola del figlio cambiato,1934,
Don Giovanni, 1963,
Il capitan Spavento,1963) e concerti solistici; è inoltre autore di scritti teorici come
Il teatro (1920),
L'orchestra (1920),
Stravinsky (1945),
Antonio Vivaldi, il prete rosso (1958),
Così parlò Claudio Monteverdi (1967).
La sua musica è caratterizzata da un’assoluta libertà formale e stilistica, fondata sull’espressione del canto svincolato da costrutti e regole predeterminanti. I suoi studi sulla musica antica influenzano la scrittura della prima fase nell’inflessione gregoriana di alcune soluzioni melodiche, anche se non è difficile intuire la sua confidenza con il tardo Romanticismo tedesco nei suoi primi lavori sinfonici.
Il percorso di Malipiero si avvicina alle correnti impressionista ed espressionista sia per il trattamento dell’armonia che per la complessità contrappuntistica, caratteri accumunati dal gusto simbolista di
Torneo notturno del 1931.
La sostanza della sua arte si sintetizza nel rifiuto di lavorare sui temi alla maniera Romantica, fondata sull’elaborazione del medesimo materiale, ma attraverso una continua invenzione e, nell’opera, nel reciproco sostegno fra parola e musica nella creazione di uno spettacolo sintetico, lontano dai canoni naturalistici. La cantabilità melodica permane comunque in questo contesto di sperimentazione formale e stilistica. Lavori significativi al riguardo sono
Le stagioni italiche (1923) soprano e pianoforte, i quartetti delle raccolte
Rispetti e Strambotti (1920),
Stornelli e Ballate (1923) e
Cantari alla madrigalesca (1931), le “illustrazioni sinfoniche” di
Per una favola cavalleresca (1914-15),
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia per orchestra, coro e voce di baritono, da G. Leopardi (1909-1910),
2 Sonetti del Berni per canto e orchestra (1922), i
Concerti per orchestra del 1931,
Sinfonia in un tempo (1950),
Sinfonia dello Zodiaco (1951),
Sinfonia per Antigenida (1962)
Stradivario. Fantasia di istrumenti che ballano, per orchestra (1948), oltre alle sue undici sinfonie composte tra il 1933 e il 1969 ed ai quattro concerti per orchestra e solista, quattro per pianoforte (1934, ’48, ’50, ’64), uno per violino (1963) e uno per flauto (1967-68).
Dalla collaborazione con Luigi Pirandello nacque l’opera
La favola del figlio cambiato che, rappresentata prima in Germania e poi all’Opera di Roma nel 1934, ottenne un successo poco soddisfacente che fece ripiegare il compositore su un linguaggio meno sperimentale e più rivolto alla riconoscibilità ed allo sviluppo tematico. La sua scrittura passò anche per l’atonalità, fino a lavori dove sfiora il totale cromatico, senza mai aderire alla tecnica dodecafonica.
Morì a Treviso nell'agosto del 1973.
Foto: credit "Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondo Gian Francesco Malipiero"